Plastico, duttile, bianco-argenteo e altamente resistente all’aria e all’acqua, il nichel è un metallo pesante (il quarto più utilizzato al mondo), che si ritrova un po’ ovunque in natura. Utilizzato prevalentemente per la produzione di acciaio inossidabile, la sua presenza è riscontrata in pentole, posate, contenitori alimentari, oggetti di bigiotteria e gioielleria, monete, attrezzature metalliche varie (chiavi, occhiali, maniglie della porta ecc.), oltre che in cosmetici, agenti candeggianti, detergenti, fertilizzanti chimici, coloranti, smalti e tinture.
La buona reattività chimica, l’idrofobicità e il basso peso molecolare facilitano la penetrazione del nichel attraverso la cute e le mucose, tanto che questo metallo è responsabile della più alta incidenza di sensibilizzazione in tutto il mondo industrializzato, anche in età pediatrica. Al di là della dermatite allergica da contatto (Dac), provocata dagli oggetti o materiali che lo contengono, recentemente è stata osservata una sindrome sistemica da allergia al nichel (Snas), caratterizzata dall’insorgenza di sintomi generalizzati (cefalea, orticaria, prurito, dolori addominali, diarrea o costipazione, rinite e asma) che sono strettamente correlati all’ingestione di questo metallo nella normale alimentazione. Va inoltre segnalato che, nella quasi totalità dei casi, la Snas coesiste con la Dac.
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La Direttiva europea 94/27, recepita in Italia nel 2000, inserisce il nichel tra “le sostanze e i preparati pericolosi”, limitandone l’impiego negli oggetti destinati a entrare in contatto diretto e prolungato con la cute. La sensibilizzazione avviene per contatto cutaneo o mucoso diretto (ambiente extraprofessionale e
Perfino gli apparecchi ortodontici, le protesi ortopediche e cardiache e i telefoni cellulari sono fonti di nichel che possono provocare reazioni cutanee allergiche. In merito invece alle lavorazioni e ai prodotti industriali che possono esporre al contatto con questo metallo in ambito professionale, segnaliamo: gli additivi di combustibili, il cablaggio elettrico, i fluidi per la lavorazione dei metalli, l’industria della
La dermatite nickel sistemica, che è più diffusa tra le donne rispetto agli uomini e riguarda tutte le fasce d’età, si presenta come un eczema zonale confinato alle zone cutanee a stretto contatto con oggetti rilascianti questo metallo. Una prova piuttosto semplice per rilevare la presenza di nichel in oggetti o manufatti è lo spot test alla dimetilgliossima, mentre per quanto riguarda la diagnosi si ricorre al patch test. Quest’ultima può esser formulata piuttosto facilmente, perché la Dac si presenta spesso con localizzazione e quadri morfologici tipici. Talvolta la dermatite si manifesta con lesioni a distanza dalle sedi di contatto e altra sintomatologia (Snas): come confermato dalla ricerca scientifica a partire dagli studi condotti negli anni ’70, il nichel arrivato per via ematica dopo assorbimento intestinale può interferire sul decorso della dermatite e determinare peggioramenti, potendo anche provocare reazioni cutanee di morfologia e sede diversa (palmo delle mani, pieghe dei gomiti, interno delle cosce, piante dei piedi).
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Il metallo ingerito per via orale tramite la
Una buona conoscenza della presenza di nichel negli alimenti è dunque utile per la gestione dell’allergia, poiché permette di selezionare cibi con una percentuale relativamente bassa del metallo in questione, riducendone così l’assunzione giornaliera tramite dieta. Generalmente i soggetti affetti da intolleranza o allergia al nichel dovrebbero sottoporsi a un regime alimentare giornaliero contenente quantità di tale metallo inferiori a 250 µg. Bisogna comunque considerare che questo tipo di
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Tra gli alimenti a elevato contenuto di nichel, dunque sconsigliati per gli allergici, segnaliamo: aragoste e scampi, gamberi e gamberetti, ostriche e cozze, funghi, cioccolato, fagioli, lenticchie, soia e piselli, cavolo, porri e carote, lattuga pomodori e spinaci,
In caso di Dac da nichel endogeno gli alimenti permessi sono: carne, pesce (tranne le aringhe), uova, latte, yogurt, burro,
Nel complesso, l’allergia al nichel costituisce un rilevante problema sanitario e sociale, con un’elevata incidenza e una difficile prevenzione e guarigione nel tempo (25%). Un possibile intervento terapeutico consiste nella desensibilizzazione orale con nichel solfato, mentre di particolare importanza risultano i test genetici, poiché sono stati condotti studi sulle variazioni genetiche che possono influenzare la predisposizione alla sensibilizzazione da contatto in generale, e al nichel in particolare.
Marco Grilli