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I mercati bagnati sono all’ordine del giorno in molti paesi tra cui
La nostra domanda di carne e altri prodotti animali significa che un numero enorme di animali come mucche, galline e maiali viene ammassato in allevamenti affollati e pieni di feci, trasportato in camion sporchi e macellato su pavimenti di macellazione intrisi di sangue, urina e altri fluidi corporei: terreno fertile perfetto per gli agenti patogeni.
Da anni gli esperti di sanità pubblica lanciano l’allarme sulle malattie zoonotiche. Tra questi c’è il dottor Michael Greger, autore del libro Bird Flu: A Virus of Our Own Hatching, che afferma che l’allevamento industriale è un “ambiente tempestoso perfetto” per le malattie infettive.
Gli animali negli allevamenti intensivi vengono abitualmente alimentati con grandi quantità di antibiotici per mantenerli in vita in condizioni che altrimenti li ucciderebbero.
Per questo motivo, anche gli antibiotici più potenti non sono efficaci contro alcuni batteri, contribuendo all’emergere di “superbatteri” – nuovi agenti patogeni aggressivi e resistenti agli antibiotici.
Secondo la Food and Drug Administration (FDA) statunitense, circa l’80% di tutti gli antibiotici prodotti viene venduto agli allevamenti e uno studio del 2019 documenta come la crescente domanda di proteine animali abbia triplicato l’incidenza della resistenza agli antibiotici in batteri che causano malattie nel bestiame tra il 2000 e il 2018.
Negli Stati Uniti, una persona muore ogni 15 minuti a causa di un’infezione che gli antibiotici non possono più curare efficacemente, per un totale di 35.000 morti all’anno.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la resistenza agli antibiotici è “uno dei problemi di salute pubblica più urgenti al mondo” e altri esperti prevedono che al ritmo attuale, più persone moriranno per malattie causate da batteri resistenti agli antibiotici rispetto al cancro entro il 2050.
Fonte
LiFeGate

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