Alternanza nel futuro della politica?

Questo articolo prende spunto da un’intervento svolto da parte di una persona che, in occasione di uno spazio in , ha proposto l’alternanza al posto dell’alternativa della attuale nel futuro di un nuovo gruppo nascente.

I nostri lettori ormai ci conoscono bene e sanno che a noi piace capire, tant’è che se troviamo l’appiglio di un articolo andiamo a leggere le varie nozioni per poi scriverci sopra anche la nostra opinione.

Dunque leggiamo nella ben nota Treccani che alternativa o alternanza sono sinonimi ovvero, in entrambi i casi, impone di fare una scelta.

Ora l’alternanza però nel contesto politico più che sociale e culturale è più un evento che si verifica in modo non sistematico, ma ripetuto nel tempo.

In pratica, come scrive l’enciclopedia wikipedia, l’alternanza politica è il passaggio del governo di un paese democratico alternativamente a partiti politici e leader di coalizioni, contrapposte.

Quanto sopra si fa intrigante nel momento in cui leggiamo la elezione della nuova segretaria del PD, poiché anch’essi sono alla ricerca dell’alternanza politica.

Sembrerà assurdo, ma il PD si è accorto dell’assenza sull’alternanza perché la democrazia ha una qualità peggiorata nel tempo e sta deperendo.

L’obiettivo, almeno secondo la nostra opinione, probabilmente è il ricambio generazionale interno, ovvero la sostituzione dei dinosauri affinché viene ripreso quell’elettorato perso nel tempo.

Il problema però sta nel fatto che, mentre in Italia siamo in una fase dell’alternativa con le asse in movimento a secondo della propria pancia e non usando il cervello, cioè la materia grigia, in altri paesi esteri la ‘cultura’ è già in fase di evoluzione.

Ad esempio in sono già sorti dei gruppi che si stanno coalizzando in modo unitario al fine di eliminare quel pensiero errato, in una capacità di comprendere e capire come agire, in quanto il leader scelto è in grado nel dare all’elettorato dei dirigenti capaci, autorevoli, onesti e in grado di tradurre programmi e promesse in politiche fattibili e efficaci.

Pertanto se pur la alternanza possa essere in similitudine, secondo l’enciclopedia, una alternativa, potremmo dire ben venga comunque perché essa produce effettivamente sistemi politici concreti, cuciti sulle persone singole e non in modo pluralistico.

Il termine pluralistico inteso non in forma dispregiativa, ma in alternanza ad un sistema in cui l’inclusività comprende una eterogeneità multipla di persone, ove il distinguersi non diventi l’uniformarsi a idee, scelte, comportamenti lesivi della propria dignità personale.

Un esempio forse banale, ma secondo noi pratico, è il fatto che se una persona o più, desiderano mangiare farina di grilli e bacherozzi alla panna o al suggo, essi non devono diventare il messaggio di uniformità o peggio di obbligatorietà, ma la personale distinguibilità di scelta della propria alimentazione/nutrizione.

Quindi è importante distinguere, ma non con questo alienare l’altro/a, oppure tollerare in modo dispregiativo, in quanto un giorno forse avremo e vivremo con esseri di altri mondi i quali probabilmente, facendo riferimento al , assumeranno prodotti che noi umani non prenderemo in considerazione per natura e nutrimento.

Le basi dell’umanità non si sbilanciano nell’alternanza perché se il programma politico è quello di dare a chiunque un motivo per nascere, crescere, evolversi, e dare il meglio di se stessi sino alla fine della propria vita, questo è sicuramente un leader da seguire.

Sino ad allora le chiacchiere non risolveranno i problemi attuali e, probabilmente, continueremo ad avere leader e dirigenti con agende che imporranno farine di grilli, cappotti termici, sigarette elettroniche, vetture green con batterie inquinanti, riciclata comunque dannosa per tutto il creato ed altro che gli uscirà dall’anticamera di quel cervello.

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