Archeologi israeliani apriranno al pubblico tomba su levatrice di Cristo

Salome, o Santa Maria Salome, è conosciuta come la moglie di Zebedeo e la madre di Giacomo il Maggiore e Giovanni Evangelista. Appare nella Bibbia come una delle seguaci di Gesù, che ha assistito alla sua crocifissione e e ha portato spezie per ungere il suo corpo a Pasqua.

Molti cattolici esprimono scetticismo sulla leggenda tratta dal vangelo apocrifo di Giacomo secondo cui Salomè era una levatrice che venne, incredula, alla stalla di Betlemme e si convertì.

La grotta è composta da diverse camere, tra cui la prima che risale al periodo del Secondo , o dal VI secolo a.C. al 70 d.C., secondo il Times. Le stanze interne della grotta sepolcrale risalgono all’era bizantina, o dal 300 d.C. al 600 d.C. circa.

Le recenti scoperte arrivano mentre gli archeologi si stanno preparando ad aprire la grotta al pubblico per la prima volta come parte del Judean Kings Trail, un trekking di 60 miglia con dozzine di siti archeologici storici.

La grotta è il sito di una secolare meta di pellegrinaggio cristiano situata nella regione di Lachis, nel centro di Israele, secondo quanto riportato martedì dal Times of Israel. I saccheggiatori si sono imbattuti per la prima volta nell’elaborata grotta nel 1982 prima che fosse formalmente scavata nel 1984.

Ora viene nuovamente esaminata e il team di ricercatori dell’Autorità israeliana per le antichità (IAA) si sta preparando ad aprirla al pubblico.

La grotta funeraria è diventata una meta di pellegrinaggio dopo che i locali l’hanno identificata come luogo di sepoltura di Salome in epoca bizantina.

Più di recente, gli archeologi hanno scoperto un cortile all’ingresso della grotta di quasi 4.000 piedi quadrati.

La zona presenta dettagliate sculture in pietra, archi alti, un pavimento a mosaico e i resti di un negozio dove i pellegrini potrebbero aver noleggiato lampade a olio.

Sono state trovate centinaia di lampade, hanno detto gli archeologi, secondo quanto riferito al Jerusalem Post. Di questi, più di due dozzine – risalenti all’VIII o al IX secolo – sono stati ritrovati ancora intatti.

Il progetto è guidato dall’IAA, dal Ministero per Gerusalemme e il Patrimonio e dal Fondo Nazionale Ebraico.

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