San Bernardino nacque a Massa Marittima in provincia di Grosseto l’8 settembre 1380 dalla nobile famiglia degli Albizzeschi (famiglia di origine senese), dove il padre Tollo era governatore, e lo stesso giorno venne battezzato nella cattedrale. Rimasto orfano (a 3 anni della madre Nera e a 6 dal padre) si trasferì a Siena dove frequentò gli studi e visse agiatamente, curato dalle zie. Dopo aver vestito l’abito a ventidue anni, iniziò un’intensa attività come predicatore girando e predicando con forbito linguaggio per tutta l’Italia settentrionale.
La sua predicazione fu così incisiva da essere sprone di forte rinnovamento per la Chiesa cattolica italiana e per tutto il movimento francescano. Nelle sue prediche insisteva sulla devozione al Santissimo Nome di Gesù. Si ritiene che grazie a lui il Cristogramma JHS sia entrato nell’uso iconografico
Le Prediche volgari sono una raccolta delle quarantacinque prediche che il Santo, su richiesta dei Signori del Comune, tenne a Siena, in piazza del Campo, per 45 giorni a partire dal 15 agosto 1427.
Quando il Santo giunse a Siena nell’agosto del 1427, era stanco dei suoi viaggi ed avrebbe desiderato riposare, ma per l’insistenza dei Signori iniziò a predicare il 15 agosto. Si deve notare che i Senesi avrebbero desiderato che il Santo ritornasse a Siena da Vescovo, ma il Santo per ben tre volte nella sua vita rifiutò il vescovado.
Poiché non vi erano, a Siena, chiese capaci di contenere tutta la popolazione, fu deciso che predicasse nella piazza del Campo. Fu poi deciso che iniziasse all’alba, per permettere a tutti di ascoltarlo. Fu alzato un altare per la Messa tra due finestre del Palazzo Comunale; successivamente fu costruito un pulpito su quattro gambe di legno. A sinistra del pulpito fu posta una tribuna per i Priori della Signoria. A destra stavano le donne ed a sinistra gli uomini, separati da un tendone affinché gli uomini non “si balestrassero” con gli occhi. Il santo iniziava prestissimo a dire Messa: la piazza incominciava a riempirsi e, a Messa finita, iniziava subito la predicazione, che finiva intorno alle sette, quando aprivano i negozi e la piazza si riempiva di persone che andavano al mercato, che si teneva intorno alla stessa.
Il santo scriveva anche in latino, ma predicava in dialetto.
Vi era a Siena un tal Benedetto di maestro Bartolomeo, cimatore di panni, sposato con figli, che tralasciò il
Egli non scriveva sulla carta: inchiostro e penna d’oca mal si adattavano ad una scrittura veloce, per non parlare dei costi. Adoperava invece delle tavolette cerate su cui scriveva con lo stilo a sgraffio: con enorme risparmio perché le tavolette cerate potevano essere rispalmate e pareggiate con la parte opposta dello stilo (a forma di spatola).
Benedetto si recava al Campo con tante tavolette, preparate la sera prima, le scriveva, le riportava a casa, le ricopiava su carta pecora, rispalmava le tavolette ed era pronto per il giorno dopo; e così per quarantacinque giorni. Egli scriveva tutto, anche le esclamazioni, come ad esempio: Doh!, Ca, ca, ca, uh, uh, uh ecc. e risulta che spesso il santo non solo interloquiva con il pubblico ma parlava direttamente con lui invitandolo, per esempio, a stare attento a trascrivere bene un certo discorso.
Quindi egli fece veramente un’opera meritoria perché, altrimenti, le prediche e quindi il pensiero del Santo sarebbero andate totalmente perduti.
La memoria liturgica ricorre il 20 maggio.
Il corpo è conservato a L’Aquila, nella