Ciclismo, La salita: come affrontarla (parte 3)

Molti danno importanza e sopravvalutano la ritmicità delle spalle. Anche i migliori scalatori affrontano le salite “muovendo” le spalle per creare sincronia con l’azione degli arti inferiori.

Questi movimenti non devono essere limitati volontariamente con una postura rigida del tronco; anche se queste oscillazioni sono presenti (ed è normale che sia così) dobbiamo prestare attenzione al fatto che non debbano indurre ulteriori tensioni che andrebbero a sommarsi a quelle di altri gruppi muscolari direttamente coinvolti nella pedalata (muscoli degli arti inferiori, glutei, muscolatura lombare). Vale sempre il concetto che ogni tensione superflua è un dispendio energetico inutile.

Procedere alzandosi sui pedali è una tecnica per sviluppare maggior potenza di pedalata ed utilizzare altri distretti muscolari. Tendenzialmente più si è leggeri e più si tende a rilanciare l’andatura con questa tecnica, ma nella il 10-25% del tempo di percorrenza in salita avviene alzandosi di sella.

Alzarsi sui pedali è necessario per rispondere ad un attacco, quando le pendenze tendono ad aumentare e/o quando diminuisce la velocità a parità di pendenza che si sta affrontando. In ogni caso è buona norma scalare un rapporto ogni volta che ci si alza sui pedali.

Idealmente bisogna aiutarsi anche sfruttando la forza di gravità che il nostro peso imprime sui pedali: quando ci si alza in piedi, ad ogni pedalata, bisogna sentirsi come se ci si alzasse da una sedia e non come se ci si dovesse sedere perché questo andrebbe ad aumentare il tempo di percorrenza dei pedali nel punto morto inferiore della pedalata (ore 6).

Se le pendenze superano il ~10% è controproducente spingere con le braccia; bisogna invece cercare di “puntarsi” sul manubrio spingendo in sincronia con la spinta dell’arto inferiore.

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