Donne in armi…nel Medioevo

Questo articolo sorge da un commento nel facebook, all’interno di una bacheca di una persona che è stata insignita da un Ordine X, il cui nome non faremo, come “Cavaliera”. Incuriositi da tale identificazione, avendo a conoscenza che le donne negli ordini di consueto sono “Dame”, abbiamo cercato di capire e approfondire, trovando un bell’articolo storiografico e documentaristico in un blog, di cui estrapoliamo del testo, ma il resto lo dovrete leggere nella fonte.

La presenza di donne guerriere, per quanto molti continuino a negarlo, fu sì una circostanza non frequente, ma che si verificò realmente e come tale risulta storicamente documentata.

Partiamo da una premessa necessaria, aprendo il discorso con una dissertazione di natura terminologica: nel medioevo fu in uso il titolo di “Cavaliera” (equitissa, militissa o militis uxor) di cui poteva fregiarsi la donna che sposava un cavaliere. Similmente erano dette “Cavaliere” (sostantivo plurale) le donne che sposavano un “non cavaliere” ,e alle quali era concesso un feudo.

In questo caso l’attribuzione della qualifica cavalleresca era fondamentale affinché esse potessero detenere il feudo legalmente. Si ricordi ad esempio il caso di Ermengarde de Toisy (XIII secolo) il cui marito non fu mai cavaliere. In tutti questi casi comunque, il titolo aveva valore meramente onorifico. Ed allora da dove nasce l’immagine della donna guerriera? Risaliamo indietro nel tempo sin all’epoca ancora dei Romani, al II secolo a.c., quando dovendo far fronte ad un’invasione di Cimbri e Teutoni ebbero battaglia presso la località di Aquae Sextie.

Le legioni riuscirono a respingere con successo i Barbari invasori e li ricacciarono sin verso il loro accampamento, ove però incontrarono un ostacolo inatteso. Narra infatti Plutarco: “le donne li affrontarono brandendo spade ed asce, e con orrende urla cercavano in tutti i modi di ricacciare indietro inseguiti ed inseguitori: gli ultimi perché nemici, i primi perché vigliacchi. A mani nude strapparono ai romani i loro scudi e ne affrontarono le spade, riuscendo a sopportare anche ferite mutilanti. Alla fine la loro ferocia l’ebbe vinta”. Episodi analoghi, ed ancora più antichi, diedero vita ai grandi miti come quello delle Amazzoni, così che quando Guglielmo di Malmesbury dovette descrivere l’immagine della Contessa Matilde di Canossa, si richiamò proprio ad esse: “(la contessa) dimentica del suo sesso, e non impari alle antiche Amazzoni, guidava in battaglia schiere corazzate di uomini”. (cit. da Gesta Regum Anglorum).

Lo stesso Marco Polo, nella sua cronaca in cui in modo molto variegato abbina eventi e descrizioni storiche con racconti tratti da dicerie e tradizioni popolari, non manca di tramandarci la figura di una donna guerriera: la figlia del re turco Caidu “…la quale era chiamata in tartaresco Aigiarne, cioè viene a dire in latino “Lucente Luna”. Questa donzella era così forte che non si trovava persona che vincere la potesse in veruna pruova. E vo’ che sappiate che lo re Caidu si menò questa figlia in più battaglie.

In merito alla Terza Crociata, esiste testimonianza di una bolla promulgata da Papa Clemente III nel 1189 nella quale veniva espressamente fatto divieto alle donne di indossare maschili e di combattere. Dunque, partendo dal presupposto che tutte le leggi che proibiscono un comportamento sono la prova che questi comportamenti vengono messi in essere da più individui e per un lasso di tempo ragionevolmente lungo, vuol dire che il fenomeno delle donne in maschili e combattenti era abbastanza diffuso, tanto da far preoccupare la Chiesa.

Quindi donne combattenti sono esistite? Cerchiamo di rispondere con documenti storici realmente esistenti… Molto esplicite e di facile reperibilità le notizie riguardanti donne di nobile famiglia. Nel 1081 la principessa Sichelgaita, indossando una elegante armatura, prese parte all’assedio di Durazzo, radunò gli uomini del marito e inseguì i nemici brandendo la lancia; e ancora Richilde di Hainaut che venne presa prigioniera durante la battaglia di Cassel nel 1071 (Barbari, predoni e infedeli: la guerra nel medioevo – A. Santosuosso – professore emerito di storia all’Università del Western Ontario). Oderico da Vitale ricorda una certa Elvise contessa di Evreux (XII secolo) che guerreggiava in mezzo ad uomini, armata parimenti a loro, dimostrando altrettanto ardore dei cavalieri.

Fonte

Bibliografia:
GLI ORDINI CAVALLERESCHI di Franco Cuomo – Newton & Compton Editori – 2001 – pag. 144 LA CAVALLERIA MEDIOEVALE di Bernard Marillier – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2005 – pag. 97. La città di Beauvais sorge a 74 km da Parigi, ai confini con la Piccardia. Carlo il Temerario, in lotta con Luigi XI assediò la città tra il 27 giugno e 22 luglio 1472 vedi ENCICLOPEDIA RIZZOLI LAROUSSE – Rizzoli Editore – Milano – 1966 – Vol. II – pag. 398. RAPINE, ASSEDI E BATTAGLIE. LA GUERRA NEL MEDIOEVO di Aldo A.Settia – Editori Laterza – 2002 – pag.277-278 ENCICLOPEDIA RIZZOLI LAROUSSE – Rizzoli Editore – Milano – 1969 – Vol. X – pag. 261 24 RAPINE, ASSEDI E BATTAGLIE. LA GUERRA NEL MEDIOEVO di Aldo A.Settia – Editori Laterza – 2002 – pag. 128 Traduzione della Historia Fratris Dulcini Heresiarche del c.d. Anonimo Sincrono riportata in LA CROCE E IL ROGO di Edgardo Sogno – Mursia – 1974 – pag. 97 e 147 CROCIATI di Johannes Lehmann tradotto da Gianni Pilone Colombo – Garzanti Editore – 1983 – pag. 35 STORICI ARABI DELLE CROCIATE a cura di Francesco Gabrieli – EINAUDI TASCABILI – Torino – 2002 – pag 212. RICCARDO CUOR DI LEONE di Régine Pernoud – Fabbri Editore – 2001 – pag. 149 (Collana Le Grandi Biografie Medioevo e Rinascimento). STORICI ARABI DELLE CROCIATE a cura di Francesco Gabrieli – pag. 202 STORICI ARABI DELLE CROCIATE a cura di Francesco Gabrieli – pag. 179 STORICI ARABI DELLE CROCIATE a cura di Francesco Gabrieli – pag. 185 I CROCIATI di Johannes Lehmann tradotto da Gianni Pilone Colombo – Garzanti Editore – 1983 – pag. 84 La Chanson de Jerusalem LE CROCIATE – TESTI STORICI E POETICI a cura di Gioia Zaganelli – I Meridiani – Arnoldo Mondadori Editore – 2004 – . LA CAVALLERIA MEDIOEVALE di Bernard Marillier – Edizioni L’Età dell’Acquario – 2005 – pag. 96.

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