Esistenza di embrioni crioconservati, il numero esatto e’ sconosciuto

La crioconservazione degli embrioni viene generalmente eseguita come componente della fecondazione in vitro (che generalmente include anche l’iperstimolazione ovarica, il prelievo degli ovociti e il trasferimento dell’embrione).

La crioconservazione degli embrioni è il processo di conservazione di un embrione a temperature sotto lo zero, generalmente in una fase di embriogenesi corrispondente al pre-impianto, cioè dalla fecondazione allo stadio di blastocisti.

L’iperstimolazione ovarica viene preferibilmente eseguita utilizzando un agonista del GnRH piuttosto che la gonadotropina corionica umana (hCG) per la maturazione finale degli ovociti, poiché diminuisce il rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica senza evidenza di una differenza nel tasso di natalità vivo (in contrasto con i cicli freschi in cui l’uso dell’agonista del GnRH ha un tasso di natalità vivo inferiore).

La crioconservazione degli embrioni è utile per gli embrioni rimanenti dopo un ciclo di fecondazione in vitro, poiché le pazienti che non riescono a concepire possono rimanere incinte successivamente utilizzando tali embrioni senza dover passare attraverso un nuovo ciclo completo di fecondazione in vitro.

Oppure, se si è verificata una gravidanza, potrebbero tornare più tardi per una seconda gravidanza. Ovociti o embrioni di riserva derivanti da trattamenti per la fertilità possono essere utilizzati per la donazione di ovociti o la donazione di embrioni a un’altra donna o un’altra coppia, e gli embrioni possono essere creati, congelati e conservati specificamente per il trasferimento e la donazione utilizzando ovuli e sperma di donatori.

Le principali tecniche utilizzate per la crioconservazione degli embrioni sono la vitrificazione contro il congelamento programmabile lento (SPF). Gli studi indicano che la vetrificazione è superiore o uguale all’SPF in termini di sopravvivenza e tassi di impianto.La vetrificazione sembra ridurre il rischio di danni al DNA rispetto al congelamento lento. (1)

La legge 40 del 2004 (le «Norme in materia di Procreazione medicalmente assistita» o Pma) prevede all’articolo 1 di «favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità», ma anche di «assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito».

Eppure, come emerge chiaramente dalla relazione del Ministero della Salute del 28 giugno scorso, della seconda finalità della legge non c’è traccia. E così il Movimento per la Vita (Mpv) ha preso i dati – riferiti al 2016 – del decimo «Rapporto sull’attuazione della legge 40» e ha indicato le lacune ancora esistenti, suggerendo come superarle.

Il grande assente nella relazione del Ministero secondo Mpv è innanzitutto l’embrione crio-conservato. Pur essendo stato previsto un registro nazionale presso l’Istituto superiore di sanità, dove vengano indicati «gli embrioni formati», in seguito alla sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale non è tuttavia possibile conoscerne con precisione il numero ma ci si deve limitare a stime annuali.

Il Garante della Privacy, inoltre, finora ha consentito di raccogliere questi dati solo in modalità ‘aggregata’: ogni centro, cioè, comunica al registro i dati complessivi, «mantenendo al suo interno ogni legata alla tracciabilità di ciascun ciclo di trattamento».(2)

Negli Stati Uniti è venuta alla luce Emma, nel 2018, nata da un embrione congelato 25 anni fa (a quella data). La sua storia ha riacceso una luce sul tema della crioconservazione in Italia, ove il destino degli embrioni «soprannumerari» (ovvero in eccesso) è di restare congelati per sempre. Ovvero conservati a una pari a meno 196 gradi, in azoto liquido. Se una coppia decide di non utilizzare gli embrioni crioconservati, non può scegliere di abbandonarli o destinarli alla ricerca. Non è così per i gameti maschili e femminili. Secondo i dati sulla procreazione medicalmente assistita, pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia nel 2015 sono stati formati in vitro 111 mila embrioni, di cui 74 mila trasferiti in utero.(3)

Alcuni studi condotti sui mammiferi in generale ritengono che la crioconservazione potrebbe durare anche centinaia di anni e non influenzerebbe le cellule embrionali. Quindi allo stato attuale la durata del congelamento non è un criterio oggettivo utile a capire se l’embrione sia vitale e viabile. L’embrione è viabile quando allo scongelamento ha la possibilità di impiantarsi nell’endometrio uterino e di iniziare la gravidanza, tale possibilità è valutata sulla base delle sue qualità morfologiche. L’embrione è vitale quando è capace di sviluppare in modo integrato la divisione cellulare, la crescita e la differenziazione. L’embrione viabile è sempre vitale.(4)

Gli embrioni creati e crioconservati da una coppia coniugata (o convivente) per essere impiegati in un trattamento di PMA, potranno essere utilizzati dalla donna contro la volontà del partner anche dopo la intervenuta pronuncia di separazione personale della coppia da parte del Giudice? La risposta l’ha fornita il Tribunale di SM Capua a Vetere il quale per la prima volta in Italia decide su questo tema estremamente complesso e di significativo impatto anche dal punto di vista sociale considerato il numero crescente di separazioni (circa 4 coppie su 10 si separano entro i primi 5 anni) e di coloro che chiedono di accedere alla PMA (oltre il 20% delle coppie presenta problemi di infertilità). (5)

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FONTI

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Crioconservazione_degli_embrioni

(2) https://www.amicidilazzaro.it/index.php/i-diritti-negati-degli-embrioni-in-esubero/

(3) https://www.vanityfair.it/news/diritti/2018/01/04/embrioni-crioconservazione-legge-italia

(4) https://www.filodiritto.com/quale-sorte-gli-embrioni-crioconservati-unanalisi-etica

(5) https://www.altalex.com/documents/news/2021/03/01/diritto-donna-trasferimento-embrioni-crioconservati

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