Gelosia patologica

Patologia è appunto sinonimo di vulnerabilità come condizione che si viene a creare a séguito

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Patologia è appunto sinonimo di vulnerabilità come condizione che si viene a creare a séguito di unvulnus, inferto dalla rinuncia al mito del possesso esclusivo dell’oggetto d’amore: la madre. La gelosia adulta, alimentata da queste dolorose esperienze primarie non estinte che risuonano come un’eco costante al fondo della coscienza, può dunque manifestarsi con tutta l’amplificata percezione dell’infedeltà di un amore che si sperava eterno ed esclusivo.

Quando essa è patologica diviene perciò un sentimento costante, più o meno intenso, dal carattere delirante, fondato cioè su convinzioni soggettive piuttosto che oggettive.

E’ basata su inferenze illusorie piuttosto che su prove circostanziali sufficienti, e ricorda il desiderio spietato di un neonato che nulla sa dei desideri e delle esigenze di sua madre, talchè prova esclusivamente bisogno e non già empatia, compassione e comprensione. Sentendosi inevitabilmente e perennemente sottomesso finisce con l’inglobare nel suo inconscio l’immagine della madre-strega.

Il geloso patologico è un essere monco, incompiuto, in stato di perenne dissociazione che, al fine di prescrivere e assolvere la propria inettitudine e rendere legittima ogni propria debolezza, dipendenza e paura, si autoincensa e autogiustifica in maniera del tutto opportunistica e furbesca, spostando fuori di sè ogni responsabilità anche a costo di spostare progressivamente fino ad azzerarlo, il confine tra finzione e realtà, incorrendo nel serio rischio di non riuscire più a distinguere l’una dall’altra.

Esiste come disturbo a sè stante – annoverato come delirio di gelosia – ed è classificato tra i disturbi deliranti, ma esiste anche come sintomo correlato in altre forme di psicopatologia: per esempio nell’etilismo cronico, o come disturbo affettivo nella Depressione Maggiore oltrechè nel Disturbo Paranoide di Personalità.

Ciò che interessa qui è forse maggiormente quest’ultimo, ma è identificabile anche nella Personalità narcisista o Disturbo narcisistico della personalità, nel carattere schizoide, nella sindrome borderline, nella psicosi, nella caratteropatia, nella modalità “as if” pseudo-normale (personalità “come se”).

Poco importa l’inquadramento nosografico, ciò che importa qui è cercare di comprendere il fenomeno gelosia nelle sue forme “esagerate” e perciò deliranti, al fine di riconoscerlo soprattutto quando si sviluppi nell’albero delle psicosi, piuttosto che come ramo che cresca nell’albero delle nevrosi dove la percezione della sofferenza è linfa che non perde mai di vista la reale consistenza e qualità del terreno dal quale trae nutrimento.

Data la crescente diffusione del narcisista patologico, personalità intrigante di conquistatore di successo, spesso ben dotato intellettualmente e culturalmente, verboso incantatore, paradigmatico dongiovanni, inesausto cupido sotto le cui frecce è facile cadere avvedendosi di essere vittima delle sue manipolazioni di solito quando è ormai tardi per non aver dovuto pagare un prezzo assai alto in conseguenza alla propria dabbenaggine e a un mal riposto senso materno, sarà proprio di quest’ultimo che tratteremo qui.

Il narcisista patologico è un partner molto pericoloso che, in virtù dell’alto livello di testosterone – ormone maschile per eccellenza che governa sia la sessualità che l’aggressività -, mette in atto comportamenti di conquista destinati al subitaneo successo, ma non alla durata del rapporto. Egli infatti è incline a trattare un’altra persona come un semplice oggetto della propria libidine.

Poiché nei suoi tratti caratteriali, assieme a un atteggiamento manipolatore, egocentrico e vanesio vi è una ridotta capacità empatica, il narcisista tende a un rapporto Io-Esso anziché ad un rapporto Io-Tu.

Ma attenzione: egli è un abilissimo dissimulatore: costruisce il proprio Sè attraverso una costante performance di presentazione al pubblico secondo un’attenta scelta di maschere con le quali tende a rappresentarsi recitando se stesso come in una commedia in cui egli domina la scena ed è esente da critiche.

E’ un esperto commediante logorroico, incline all’autocommiserazione, alla pigrizia, al tergiversare (ci penserò domani), alla non-scelta (chi non fa non falla), al servilismo, alla menzogna cronica inversamente proporzionale alla quantità di parole, storie e bugie che riesce a emettere, incline alla lamentela, alla polemica, alla diffamazione e al tradimento.

Questi suoi tratti caratteriali ne fanno un mirabile affabulatore.

Finché si sente al centro delle attenzioni va tutto bene; la sua megalomania lo farà sentire al riparo delle credenze valutative di base, che pure albergano in lui, all’insegna del “povero-me” (non essere amabile, risultare svantaggiato, inferiore, insultato, disprezzato, tradito, trascurato, ..), e porterà la/il sua/suo partner in palmo di mano, quando invece per qualunque motivo si senta minacciato di abbandono o trascuratezza e le super compensazioni che avrà adottato si renderanno inefficaci, anziché sentirsi inadeguato, si sentirà arrabbiato e indignato.

liciacrosato.blogspot.com

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