Generazione Consumatori dei Vini disconnessa

Un professore di marketing, specialista del , si è concentrato sul consumo di diverse generazioni, dai 13 sino a 82 anni e oltre. La prima e la seconda generazione sono in calo, visto che il 59% dei giovani non beve vino.

Globalizzata, iperconnessa, prediligendo la birra e gli “hard seltzer”, abbandonando la carne e attenta all’ambiente, sono spesso vegani e vegetariani.

Difficile segmento da conquistare in quanto considerano il vino un prodotto artefatto, adulcorato, alcolico quindi dannoso per la salute, al contrario della birra che ha una % molto più bassa.

La fascia di età superiore ai 60 anni è l’unico segmento in crescita nel mercato del vino, scritto in grande, secondo l’ultimo State of the Wine Industry Report.

La Juicy Gen Z e i Millennial, nel frattempo, con decenni di spesa davanti a loro, sono “sempre meno coinvolti nella categoria del vino”, secondo il rapporto meticolosamente studiato di Rob McMillan.

I consumatori più giovani accolgono con favore la consegna di tutto, dai panini ai prodotti di bellezza su base di abbonamento, ma non è così per il vino.

Un recente di Morning Consult ha rilevato che quasi la metà della Gen Z (46%) e dei Millennial (49%) era interessata agli abbonamenti, rispetto a circa un terzo (34%) del pubblico in generale.

Quasi la metà della Gen Z (48%) e dei Millennials (44%) ha espresso interesse per gli influencer se certificati ovvero diplomati o laureati in materie specifiche, enologiche e tecniche.

Per la Generazione Z e i Millennial, l’unica cosa migliore di un abbonamento è quello che si adatta ai loro obiettivi e desideri particolari, soprattutto quando viene pubblicizzato sui social , dove la Gen Z trascorre, in media, più di quattro ore scorrendo, facendo clic e acquistando ogni giorno.

Nielsen riferisce che il 75% dei Millennial cambia continuamente le proprie abitudini di acquisto, favorendo spesso i veri marchi eco-consapevoli. Altri studi mostrano che la Gen Z dà la priorità alla diversità e all’inclusione.

La Gen Z si indirizza sui rossi freschi e gli spumanti. A livello generazionale, stanno entrando in un panorama in cui i vini naturali a basso tenore di zolfo, sono una parte fondamentale dell’industria vinicola.

Un 81% della Gen Z e il 77% dei Millennial dichiarano di essere più fedeli ai marchi a cui hanno avuto risultati concreti organolettici, mentre il 67% della Gen X ed il 54% dei Baby Boomer prova anche a diversificare.

Vi sono quindi cantine che propongono anche etichette a tema, costruendo sopra una storia, utilizzando social ben noti, selezionando contenuti interessanti e immagini emozionanti.

I risultati, secondo le indagini svolte da varie agenzie del settore, sta avendo un discreto successo in determinati paesi.

La Spagna, con vini entry-level che riforniscono il , il suo potenziale non sfruttato e i suoi bianchi aggiornati.

Il Cile, esportatore di tutta la sua produzione, principalmente verso il mercato cinese e americano.

L’Australia con la sua vasta gamma di vini moderni e commercializzati.

Gli Stati Uniti privilegiano il proprio mercato interno rafforzando i marchi.

Il Sudafrica, che produce il 65% dei vini bianchi, con un ottimo rapporto qualità-prezzo, orientato al mercato inglese e scandinavo.

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