IMTG, obesità, diabete tipo 2 e insulinoresistenza
IMTG, obesità, diabete tipo 2 e insulinoresistenza

IMTG, obesità, diabete tipo 2 e insulinoresistenza

Negli esseri umani, l’eccessivo accumulo di grasso intramuscolare è associato all’obesità, all’insulinoresistenza e al diabete mellito di tipo 2, e un’alta componente lipidica di questa entità è stata riconosciuta come marker di una ridotta sensibilità insulinica. Tuttavia anche gli atleti di endurance hanno un contenuto di IMTG superiore ai sedentari, e può presentarsi addirittura simile a quello riconoscibile nel soggetto affetto da diabete mellito di tipo 2 (correlato con l’insulinoresistenza).

In tempi passati ma recenti, in virtù del fatto che sia gli atleti di endurance che i soggetti affetti da queste patologie presentassero elevati livelli di IMTG, si è inizialmente venuta a creare una certa confusione del mondo scientifico, portando alcuni a sostenere si trattasse di una questione paradossale.

Nonostante sia gli atleti di endurance che i soggetti obesi, insulinoresistenti, o affetti da diabete di tipo 2, presentino delle aumentate scorte di IMTG, tra i primi ed i restanti non c’è in realtà una correlazione. Lo stoccaggio di IMTG maggiore negli atleti di endurance allenati rappresenta una risposta di adattamento al tipo di stimolo allenante, consentendo un maggior contributo degli IMTG stessi come substrato energetico durante l’esercizio. Inoltre questo tipo di allenamento favorisce la sensibilità insulinica. Al contrario, elevati livelli di IMTG negli obesi e/o soggetti diabetici di tipo 2 sembra derivare da uno squilibrio strutturale tra la disponibilità di acidi grassi liberi plasmatici, il deposito di acidi grassi e l’ossidazione.

Si ritiene ora che siano i metaboliti degli IMTG, come diacilglicerolo e ceramide i responsabili della resistenza all’insulina. Esistono risultati diversi su quale di questi metaboliti possano rivelarsi condizionanti, in quanto alcuni studi hanno dimostrato che questi non hanno effetto, mentre altri hanno mostrato che l’effetto è causato da solo uno dei due.

L’aumento dei depositi lipidici nel tessuto adiposo è correlato con un maggiore accumulo di IMTG, ed entrambi possono portare all’insulinoresistenza muscolare. Recenti evidenze riconoscono che l’insulinoresistenza associata ad alti livelli di IMTG sia associata solo alle fibre rosse (o di tipo 1) e non a quelle bianche (o di tipo 2). Queste ultime infatti presentano ridotte scorte lipidiche. Gli atleti di endurance spesso non presentano la correlazione con l’insulinoresistenza in quanto sono generalmente più sensibili all’insulina, pur avendo livelli di IMTG maggiori della . Si ritiene anzi che la maggiore efficienza del muscolo scheletrico allenato previene lo sviluppo della resistenza all’insulina.

In realtà, sebbene l’allenamento aerobico determini un aumento degli IMTG, lo stimolo della fibra rossa mediante questo tipo di sforzo aumenta la sensibilità insulinica più degli sforzi anaerobici. All’interno delle fibre rosse il trasporto di glucosio a carico dei GLUT-4 è maggiore, quindi una alta presenza di fibra rossa, come per gli atleti di endurance, determina una maggiore sensibilità all’insulina, rispetto alla fibra bianca, più sviluppata negli atleti di potenza.

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