L’inulina è un polisaccaride molto importante, l’interesse nei suoi confronti è andato aumentando negli ultimi anni anche a causa di una serie di ricerche che ne hanno decantato numerose proprietà benefiche. Fra le proprietà che le vengono attribuite c’è quella di facilitare la digestione e di ridurre la formazione di gas intestinali: l’assunzione di inulina infatti aumenterebbe in modo spiccato nel tratto intestinale la presenza di Bifidobatteri e Lattobacilli (fermenti lattici importantissimi per una corretta digestione e per la salute del colon) e comporterebbe una diminuzione del numero dei batteri ritenuti nocivi.
L’inulina è un olisaccaride poco calorico largamente diffuso nel mondo vegetale anche se le quantità maggiori si trovano nei tuberi e nei rizomi delle piante appartenenti alla famiglia delle Composite (Asteraceae in particolare). Con il termine inulina, si identifica un gruppo eterogeneo di polisaccaridi idrosolubili, ampiamente diffusi in natura e utilizzati come carboidrati di riserva da circa il 15% delle piante da fiore.
L’inulina è una fibra solubile, presente naturalmente in numerosi alimenti tra cui carciofi,
In genere l’inulina viene estratta dalla radice della Cicoria (Cichorium intybus), che ne è molto ricca, e si presenta come una polvere di colore bianco-giallastro.
L’inulina viene estratta anche dai topinanbur, dal tartufo bianco e dai tuberi di dalia.
La dose giornaliera raccomandata va da 4 a 8 g. Nella
L’oligofruttosio possiede proprietà dolcificanti e si può prevedere un uso possibile in prodotti per diabetici in quanto la sua assunzione, non influenza le glicemia, non stimola la secrezione di insulina o di glucagone.
Gli effetti fisiologici più studiati dell’inulina e degli oligo-fruttosi, riguardano la loro azione prebiotica poiché essi stimolano la crescita di batteri benefici come i Bifidobatteri presenti nella microflora dell’intestino e ostacolano la crescita di microrganismi patogeni.
e quantità di inulina consigliate non vanno superate. A tal proposito è interessante l’ipotesi della dottoressa Joanne Slavin pubblicata sul Journal of the American Dietetic Association: il consumo di grandi quantità di cibi industriali e la presenza di disturbi gastrointestinali potrebbero essere collegati dal fatto che negli ultimi anni l’industria alimentare utilizza sempre di più l’inulina come additivo addensante nella preparazione dei prodotti alimentari industriali.
Secondo i risultati di questo studio, questi sarebbero i limiti di tollerabilità: 10 grammi di inulina o 5 di oligofruttosio al giorno. Oltre questa soglia, i disturbi gastrointestinali diventano probabili.
Tuttavia, restare nei limiti non è sempre facile: come detto, l’inulina viene utilizzata nella produzione di numerosi alimenti, dalle barrette al cioccolato alle
Purtroppo a confondere il consumatore è il fatto che la presenza di inulina viene indicata nell’etichetta dei preparati alimentari in svariati modi:
1) inulina.
2) estratto di radice di cicoria.
3) oligosaccaridi.
4) oligofruttosio.
E’ quindi molto facile ritrovarsi a superare le dosi senza neanche immaginarlo.