Italia, Il Salasso dell’INPGI dal 2020 per i giornalisti non contrattualizzati

L’Inpgi (Istituto Privato Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani), dal gennaio 2020, applicherà, sulla contribuzione obbligatoria nei già esigui guadagni, dal 10 al 12 per cento. Nel Gennaio del 2012 la percentuale salirà al 14% alle fasce di reddito superiori a 24 mila euro annui lordi, quindi anche per i meno agiati.

Questo aumento è progressivo della misura del contributo soggettivo. Leggasi comunque ‘balzello’ e, mentre i vertici della si indirizzano nel mettere più soldi nella busta paga dei lavoratori, la cassa dei giornalisti va controcorrente massacrando i colleghi più sfortunati, quelli precari.

Ovviamente siamo in Italia pertanto alcuno si lamenterà, ma continuerà sino al ‘suicidio’ nel versare questa ‘tassa’ per sostenere i pensionati ‘d’oro’.

Peraltro, tanto per far capire meglio la situazione, la categoria giornalistica è una di quelle con la più alta disparità retributiva tra dipendenti da una parte, in genere con contratti di categoria, autonomi e subordinati dall’altra, cioé quelli a partita Iva ed i co.co.co.

I primi sappiamo sono i più fortunati, spesso lavorano in Rai e nelle maggiori testate, vantano redditi annui ben sopra i 50mila euro, anche il doppio per i più alti “graduati”.

I secondi, cioé gli autonomi, hanno medie di reddito annuo intorno ai 10mila euro, che scendono ulteriormente per i subordinati.

L’Inpgi, nella comunicazione che annuncia la lievitazione delle percentuali della contribuzione obbligatoria parla di “incremento delle prestazioni pensionistiche”.

Eppure, calcoli alla mano, le proiezioni sulle pensioni maturate sono per lo più al di sotto di quelle sociali.

Ricordiamo a tutti i colleghi che quanto si versa finisce sul montante contributivo. C’è una percentuale aggiuntiva del 2 per cento, costituita dal cosiddetto “contributo integrativo“. Cosa sono? Una quota del tutto infruttifera per il perché serve per la gestione operativa dell’Inpgi, cioè stipendi, uffici e spese varie. Anche questa quota, udite udite, dal primo gennaio 2020 raddoppierà dal 2 al 4 per cento!!!

Soltanto l’1 per cento finirà sui montanti individuali, cioè sull’accumulo di contribuzione inerente alla posizione individuale sulla base del quale viene determinato l’importo dell’assegno pensionistico.

L’altro 1 per cento andrà a finanziare delle misure assistenziali, di chi e cosa non è dato sapere?

Alla fine dei vari discorsi questo ulteriore 4 per cento finisce lontano dalle tasche del precario, soprattutto per tenere in piedi un ente pieno di dipendenti, con non pochi problemi e spesso al centro di roventi polemiche.

Eppure l’Inpgi sa bene che da qualche anno il numero dei “giornalisti poveri” iscritti alla cassa di previdenza sono sempre di più, mentre i ricchi sempre di meno. Ma questo, detto palese, ‘importa una mazza’. L’importante è che ogni dipendente ha il suo stipendio, poi…

Fonte
Immoderati.it

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