La farina di grilli vuole sostituire quella di grano?

La Unione Europea ha approvato l’utilizzo di farina proveniente dai grilli, quelli domestici. Mentre i mainstream pubblicano la notizia e le persone dibattono e molti intendono boicottarne i prodotti, noi ci siamo chiesti perché, quali introiti ci sono, quale , ecc.

Per chi vuole approfondire è sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento di esecuzione (UE) 2023/5; esso autorizza l’immissione sul mercato della polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico (Acheta domesticus) quale nuovo alimento, e individua l’azienda che potrà introdurre in la cosiddetta “farina di grillo”.

Prima di tutto partiamo dal fatto che il costo della farina di grilli (100% a base di grillo di terra) è di circa 25-45$ a pound (poco meno di mezzo chilogrammo).

Ovviamente, si tratta di un prezzo decisamente superiore rispetto sia alla media degli sfarinati di origine animale, sia a quella delle farine alternative destinate al miglioramento dell’apporto proteico per l’uomo.

Quindi perché l’impiego di farina di grilli per l’alimentazione umana o animale, se chi ha deliberato tale utilizzo sa perfettamente che risulta del tutto insostenibile (soprattutto contestualizzata in una produzione su larga scala)?

Intanto la farina di grillo viene già utilizzata da diversi anni in paesi asiatici, ma anche negli stati uniti come ingrediente nella formulazione di barrette proteiche.

Tuttavia esistono aziende che producono farina di grillo anche in Scozia e a Londra.

Ed a proposito di commercializzazione, tale prodotto, per un periodo di cinque anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento, cioè il 24 gennaio 2023, potrà essere solo una società in Inghilterra, la quale è autorizzata a immettere sul mercato dell’Unione il nuovo alimento, salvo nel caso in cui un richiedente successivo ottenga un’autorizzazione per tale alimento.

Il mercato mondiale degli insetti edibili raggiungerà 1,18 miliardi di USD entro il 2023, contro i 406 milioni di USD del 2018.

ValuSect, termine derivato dalla fusione dei termini Valuable ed Insects, è un consorzio coordinato dalla Thomas More University (la più grande Università di scienze applicate delle Fiandre), finanziato con 2,08 milioni di euro dal programma INTERREG North-West Europe.

Alla Thomas More University, nel consiglio di amministrazione di ValuSect, siedono nove membri effettivi e otto partner associati provenienti da sette Paesi diversi. Tra loro ci sono Università, istituti di ricerca e imprese agroalimentari.

Nel 2019, circa 9 milioni di europei hanno consumato insetti e i loro prodotti derivati. Includono la mosca soldato nero (Hermetia illucens); Camole della Farina (Tenebrio molitor); verme minore (Alphitobius diaperinus); grillo domestico (Acheta domesticus); grillo fasciato (Gryllodes sigillatus); locusta migratoria (Locusta Migratoria), cocciniglia, ecc.

Le normative europee circa il consumo di insetti per uso alimentare sono piuttosto chiare e restrittive: gli insetti rientrano nella definizione di “Novel Food” – Regolamento (CE) 258/97 – ovvero tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo significativo all’interno dell’Unione europea.

Alcuni stati membri dell’UE hanno interpretato a proprio modo il Reg. (CE) 258/97 escludendo la definizione “Novel Food” per gli insetti ammettendone, dopo alcune valutazioni del rischio, la distribuzione nel loro territorio. Esempi in questa direzione sono l’Olanda e il Belgio, dove prodotti a base di insetto sono in vendita nei supermercati già da diverso tempo.

Le conoscenze attuali sui possibili rischi legati al consumo di insetti non sono ancora sufficienti a garantire pienamente il consumatore.

Il consumo in altri Paesi non ha fornito dati attendibili e, peraltro, non si sono mai posti il problema di rischi alla salute. Un esempio recente è il mercato cinese da dov’è partito il moscone virus.

Il problema però non è il mercato, ma l’allevamento intensivo in sé, considerando che, salvo il contrario, ci sono procedure importanti da svolgere nel sistema di biosicurezza. Ci sono alcuni agenti patogeni che sono in grado di decimare – se non annientare – le popolazioni di insetti dell’allevamento con importanti perdite economiche.

Come vengono gestite queste problematiche? In una Opinion EFSA si sottolinea come in certi casi, anche negli allevamenti di insetti, si faccia ricorso agli antibiotici.

Di conseguenza le problematiche legate ai residui e al possibile aumento del livello di antibiotico-resistenza della popolazione batterica non sono da trascurare.

Tali trattamenti non possono che essere somministrati in massa agli insetti con pratiche assimilabili a quanto avviene in acquacultura o negli allevamenti di pollame, con il rischio di alta dispersione dei principi attivi.

Per far fronte a questi possibili scenari di rischio andrebbe sviluppata una normativa adeguata, simile a quella esistente per gli altri allevati.

Il fatto che tali insetti verranno utilizzati per pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, biscotti, prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre o anche nelle tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, lascia inorriditi i molti che commentano sui social.

Quindi, cosa fare per capire se il pane y o la salsa x, destinati alla popolazione, hanno farina di grillo o di altro insetto?

Le norme principali da considerare per l’etichettatura degli alimenti sono 2 a livello europeo e 1 a livello nazionale:

Regolamento UE 1169/2011 – riguarda le informazioni sugli alimenti che i prodotti preimballati, confezionati, sfusi o preincartati devono indicare al consumatore finale.

Regolamento UE 775/2018 – indica le modalità di applicazione del Regolamento appena descritto, con riferimento alle norme sull’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza dell’ingrediente primario di un alimento.

D.Lgs. 231/2017 – disciplina le previste nei casi di violazione del Regolamento UE.

Secondo questo Regolamento, le informazioni che la etichetta deve includere sono:

denominazione dell’alimento,
elenco e quantità degli ingredienti,
indicazione di qualsiasi sostanza che provochi allergie o intolleranze,
quantità netta dell’alimento,
termine minimo di conservazione o la data di scadenza,
condizioni particolari di conservazione e/o condizioni di impiego,
nome o ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare responsabile del prodotto e della sua sicurezza,
paese di origine o luogo di provenienza, quando previsto – come specificato nel prossimo paragrafo,
istruzioni per l’uso, nei casi in cui sono necessarie per un uso adeguato dell’alimento
titolo alcolometrico volumico effettivo, per le bevande che contengono un quantitativo di alcol in volume maggiore dell’1,2%.

Quindi nella etichetta deve esserci la indicazione di farina di grillo o altro insetto, ma se non c’è si tratterebbe di truffa al consumatore.

Note
Si ringraziano le fonti, izs.venezia, efsa, hideea, salute.gov, sicurezza alimentare, pinkblog, madeinitalyfood, k9dami.


NOTIZIE PUBBLICATE IN QUESTO SITO WEB SU ARGOMENTI INSETTI, ADDITIVI, AROMI e COLORANTI

1) italia-salute-alimenti-e-coloranti 2011

2) laranciata-che-bevi-e-vera-arancia-rossa-di-sicilia 2019

3) Le specie di insetti commestibili nel mondo 2022

4)  Alimentazione umana insettivora, il problema degli allergeni (Fate girare, è importante).

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