La Italia deve sostenere il mercato interno per riprendersi imprenditorialmente

L’Italia è stata caratterizzata da bassi tassi di crescita, anche in confronto alla già non elevata dei Paesi occidentali ed, in particolare, europei. Il tasso medio di crescita del PIL è stato infatti in media tra il 2000 ed il 2007 dell’1,6%, contro il 2,5% dell’Unione europea nel suo complesso.

L’Italia ha fortemente risentito della crisi del 2008-2009, con una pesante contrazione della domanda interna, non compensata dalle esportazioni, sulle quali si basa una parte consistente della sua , per via del rallentamento globale.

In particolare, l’Italia è stata uno dei pochi Paesi a registrare una crescita negativa già nel dato del 2008 (-1,3%) e, nel 2009 è stato tra i Paesi del G7 che ha subito una maggiore contrazione del Prodotto interno lordo (-5,5%). Dopo una leggera ripresa nel biennio 2010-2011, il Paese è entrato in una nuova fase di contrazione dell’economia, fino al 2014.

L’Italia e la sua economia possono contare su una forza di oltre 25 milioni di persone, la ventunesima al mondo. Secondo i dati del 2013, il 3,6% della forza è occupata nell’agricoltura, il 27,3% nell’industria ed il 69,1% nei servizi.

Rispetto al 1995 (valori pari a 6%, 30,9% e 63,1% rispettivamente) si registra una diminuzione della quota di occupati nei settori primario e secondario a favore del settore terziario, tendenza questa a tutti i Paesi industrializzati.

Inoltre, secondo i dati Eurostat riferiti al 2013, il 22,3% degli occupati risulta lavoratore autonomo, contro appena il 14,4% della media europea; tuttavia, solo il 29% dei lavoratori autonomi italiani ha dei dipendenti, familiari inclusi.

I lavoratori part-time sono il 17,9% del totale (il 31,9% tra le sole donne) ed il 13,2% ha un contratto a tempo determinato (appena al di sotto della media europea del 13,8%).

I dati sopra indicati, ovviamente, con il covid-19 sono drasticamente cambiati. Lo Stato ha un ruolo rilevante nell’economia, con un bilancio di quasi la metà del Prodotto interno lordo.

Nel quadriennio 2006-2009 le entrate totali dello Stato sono state pari a circa 47% del PIL, in gran parte grazie alle entrate fiscali attraverso il gettito fiscale (la pressione fiscale media è stata il 43% del PIL).

Le uscite (spesa pubblica), d’altra parte, sono state maggiori, pari, in media, al 50% del PIL, generando così un continuo deficit pubblico con conseguente ricorso ad indebitamento sotto forma di debito pubblico.

Prendiamo ad esempio la frammentazione del comparto alberghiero ed extra alberghiero italiano al Maggio 2020: 32.896 strutture ricettive alberghiere e 183.097 strutture extra alberghiere significano 5.107.046 letti da occupare dei quali 2.260.190 nel comparto alberghiero e 2.846.856 in quello extra alberghiero. Aggiungiamo poi 11.000 agenzie di viaggi.

Il problema più grave è quei 2.260.190 posti letto in strutture alberghiere italiane il cui 51,2% si trova nel Nord Italia, ovvero il punto di partenza del coronavirus in !

Ritornando al deficit, quest’anno schizzerà all’11% (per poi scendere al 5,5% il prossimo) ed è ancor più preoccupante il debito, che dal 134,8% del 2019 si impennerà al 159% nel 2020 per ripiegare leggermente nel 2021 al 153,5%.

Fonti varie
Wikipedia / Istat

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