Le azioni biologiche sconosciute dell’argento negli esseri umani
Le azioni biologiche sconosciute dell’argento negli esseri umani

Le azioni biologiche sconosciute dell’argento negli esseri umani

Di questo elemento chimico si hanno conoscenze limitate riguardo ad azioni biologiche negli esseri umani, sicuramente inferiori per quantità rispetto ad altri oligoelementi studiati. La presenza di argento è stata riscontrata in certe alghe, alcuni funghi e nel lievito di birra. Tutti sanno che l’argento possiede attività antibiotica, nozione nota sin dal tempo degli antichi Romani i quali erano soliti preservare l’acqua, per lunghi periodi di tempo, in contenitori aggiungendovi un piccolo oggetto in argento.

Oggi si sa che l’argento mostra una relativa facilità di cedere ioni Ag+ una volta che viene a contatto con l’acqua, ancor di più se il pH di questa non è perfettamente neutro, ma ha una tendenza verso l’acidità. Sono stati eseguiti studi di laboratorio che hanno cercato di spiegare i meccanismi molecolari dell’argento e di come si esplichi la sua attività battericida. Tuttavia, ci sono prove che gli ioni Ag+ possiedono alcune attività biochimiche su cellule e tessuti , che nulla hanno a che vedere con le loro proprietà anti-infettive. Sin dagli anni ’60 ad oggi è riportato che essi possono interagire con svariati sistemi enzimatici animali:

inattivano del tutto sia la gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi che l’isoenzima-1 della lattico deidrogenasi (enzimi della glicolisi) umane;

possono parzialmente condizionare anche il ciclo di Krebs attraverso una loro modulazione dell’enzima malico deidrogenasi (evidenziato nel cervello bovino);

inibiscono la carbamil-trasferasi (enzima del ciclo dell’urea) e la RNA polimerasi di fegato di ratto;

riattivano parzialmente l’enzima alcol deidrogenasi deprivato di zinco.
Quali siano le conseguenze di questi blocchi biochimici operati dagli ioni argento, non è noto.

Tuttavia l’azione maggiormente studiata è stata quella del loro condizionare l’omeostasi ionica del calcio in certi tessuti eccitabili, in particolare il miocardio.

Gli ioni argento, infatti, possono stimolare il rilascio di ioni Ca2+ dal reticolo sarcoplasmatico muscolare cardiaco, attraverso un’azione diretta sulla ATPasi calcio-dipendente (Ca2+ATPase). In tal modo possono modulare la forza contrattile del miocardio per intervento sul sistema actina-miosina e diverse reazioni calcio-dipendenti, molte delle quali mediate dalla proteina-calmodulina.

Nelle cellule granulocitarie periferiche (modello di leucemia basofilia RBL-2H3 di ratto), l’Ag+ ha mostrato la capacità di innescare il rilascio di ioni Ca2+ e la liberazione di alcuni mediatori chimici endogeni, attraverso un meccanismo dipendente da alcune proteina tirosina chinasi, senza comparsa di apparente effetto citotossico. Ci sono prove che parte di queste azioni richieda l’intervento di un altro mediatore chimico cellulare, l’ossido nitrico.

L’argento viene riferito non essere usato da solo ma in associazione con altri elementi. Tipica è l’associazione rame-oro-argento, che pare possiederebbe delle proprietà biocatalitiche completamente differenti da quelle di ognuno dei singoli elementi.

Il tropismo elettivo sarebbe l’asse cortico-surrenale che ne gioverebbe in caso di sintomatologia psicofisica dovuta allo . Ne beneficerebbe il sistema cardiovascolare per manifestazioni quali l’ipotensione, le varicosi degli arti inferiori e le emorroidi.

Ovviamente, per il suo noto potere battericida, la triade rame-oro-argento trova elettività per leucopenie, infezioni croniche da funghi (candidosi), foruncolosi, acro-pulpiti, ascessi ed adeniti. Come triade viene considerata un antibiotico polivalente, il cui impiego farebbe ridurre il bisogno di altri antibiotici.

Altre indicazioni elettive sono la senescenza prematura, sindromi fobiche, impotenza psicogena e la sindrome di Down. Non sono disponibili dati chimico-biologici o clinici che sosterrebbero l’impiego dell’argento come oligoelemento o in associazione in queste sindromi.

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