Le indicazioni terapeutiche elettive per il rame nell’oligoterapia

Le indicazioni terapeutiche elettive per il nell’oligoterapia comprendono le malattie infettive ed alcune patologie infiammatorie

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Le indicazioni terapeutiche elettive per il nell’oligoterapia comprendono le malattie infettive ed alcune patologie infiammatorie quali il reumatismo, la psoriasi e persino la spondilite anchilosante. Ma qual è il razionale biochimico perché il rame possa condizionare queste patologie?

Da sempre il rame è stato considerato un buon battericida diretto ed indiretto. In acconto ai suoi effetti diretti, esso è capace (al pari degli ioni ferro bivalenti) di dismutare l’acqua ossigenata (o perossido di idrogeno) generando il radicale idrossile (OH.), l’unica specie radicalica contro cui la natura non è riuscita ad elaborare difese enzimatiche efficienti. Per la sua eliminazione occorrerebbe introdurre molecole esogene quali l’acido salicilico, il mannitolo o il tocoferolo (vitamina E). Siano essi presenti già a livello intracellulare (fagocitati) o extracellulare i batteri non hanno, al pari delle cellule , alcuna difesa contro il radicale idrossile. La presenza di ioni rame dunque aiuterebbe il corpo a disfarsi sia dei batteri, sia delle cellule fagocitanti che sono state infettate.

Esiste in verità in altro meccanismo con cui il rame potrebbe esplicare la sua azione anti-infettiva, ma stavolta bisogna chiamare in causa meccanismi guidati da enzimi. Assieme allo zinco, il rame costituisce il centro catalitico dell’enzima superossido dismutasi 1 (SOD1), capace di dismutate l’anione superossido in perossido di idrogeno che di per sé possiede già capacità battericide. Un secondo enzima che contiene sia rame che zinco è una fosfatasi proteica nota col nome di calcineurina B (CNB).

Nei linfociti, questo enzima viene attivato dagli ioni calcio ed a sua volta esso attiva una fattore di trascrizione chiamato NF-AT1 (Nuclear Factor of Activated T-cells 1 o fattore dei linfociti T attivati), facendolo traslocare dal citoplasma al nucleo dei linfociti. A livello nucleare, l’NF-AT1 inizia così la trascrizione di una batteria di geni specifici. Uno dei geni bersaglio dell’NF-AT1 è una famosissima citochina, l’interleuchina-2, dotata della capacità di allertare le difese immunitarie predisponendole alla formazione di anticorpi.

King MM. (1986): Modification of the calmodulin-stimulated phosphatase, calcineurin, by sulfhydryl reagents. J Biol Chem; 261(9):4081-4.
Takeuchi K e t al. (2007): Structure of the calcineurin-NFAT complex: defining a T cell activation switch using solution NMR and crystal coordinates. Structure.; 15(5):587-597.

Wikipedia

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