L’inchiesta giornalistica iniziata a fine 2014, sulle agevolazioni fiscali concesse dal governo del Lussemburgo a centinaia di grandi aziende e banche, con la collaborazione di 80 giornalisti, provenienti da 26 Paesi, e coordinati dal Consorzio internazionale del giornalismo investigativo, ha avuto l’epilogo nel novembre dello stesso anno con 548 documenti sugli accordi segreti, in materia di imposizione fiscale, tra le autorità del Granducato e 340 aziende.
Dopo lo scandalo la Commissione di
Nella bufera vennero coinvolte diverse aziende, fra le quali: Ikea, Pepsi, Apple, Amazon, Gazprom, Verizon, Deutsche Bank, Burberry, Procter & Gamble, Heinz, JP Morgan e FedEx. Ma anche 31 imprese italiane, fra cui Fiat, Finmeccanica, Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Marche e Banca Sella.
Le società coinvolte facevano transitare i capitali attraverso il Lussemburgo, pagando anche meno dell’uno per cento di imposte sui profitti.
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