Mercati Grano e Soia, situazione volubile causa guerra Ukraina-Russia

La volatilità delle quotazioni è aumentata dall’inizio della pandemia sino ad arrivare all’attuale situazione bellica Ukraina-Russia.

Le variazioni dei prezzi, sui mercati dei futures statunitensi, hanno raggiunto i massimi livelli consentiti quotidianamente, sia in eccesso che in difetto, a causa di profitto conseguenti ai precedenti rialzi.

La preoccupazione è anche conseguente al blocco del traffico commerciale sul Mar Nero e sul Mar d’Azov, ove gli armatori navigano in acque considerate a rischio e, pertanto, con maggior cautela e rialzo dei costi perché devono ‘noleggiare’ servizi di sorveglianza armata.

I mercati auspicano una risoluzione del conflitto in poche settimane con la Russia a presidiare aree strategiche dell’Ucraina.

Tuttavia c’è da valutare anche le che non dovranno essere molto gravose al fine di non bloccare i normali circuiti commerciali e bancari.

I mercati internazionali auspicano pertanto un dialogo tra i rispettivi leader dei due Paesi, poiché se al conflitto tra i due Paesi si aggiunge la partecipazione di altri, lo scenario diventerebbe più grave di quello attuale e le quotazioni potrebbero raggiungere valori elevati.

Nell’alimentazione umana la Soia è un sostituto di carne, pesce, formaggi o uova. Le principali tipologie di soia presenti sul mercato sono quella gialla, nera utilizzata in e la verde per la preparazione di zuppe, creme o salse.

Il mercato globale della soia nell’anno 2020 era arrivato a valere 125110 milioni di dollari e le previsioni parlano di 164940 milioni di dollari, entro la fine del 2027.

Il paese che produce ed esporta una notevole quantità di soia è il , seguito dagli Stati Uniti. La si attesta sul 30% della domanda mondiale di soia.

L’Italia, rispetto agli altri paesi europei, è leader per la produzione di soia non OMG.

L’Istat riferisce che gli ettari coltivati in Italia sono stati 273mila, con una produzione di oltre 1 milione di tonnellate.

La regione in cui si coltiva la soia è il Veneto con oltre 135mila ettari, seguita dal Friuli-Venezia Giulia con circa 54mila ettari coltivati.

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