Secondo lo studio “Options for keeping the food system within environmental limits”, pubblicato su Nature da un folto team internazionale di ricercatori, «Per nutrire 10 miliardi di persone in modo sostenibile entro il 2050, è necessario uno spostamento globale verso diete sane e con più vegetali, dimezzare le perdite e gli sprechi alimentari e migliorare le pratiche e le tecnologie agricole. Adottare queste opzioni riduce il rischio di oltrepassare i limiti ambientali globali legati al cambiamento climatico, all’utilizzo dei terreni agricoli, all’estrazione delle risorse di acqua dolce e all’inquinamento degli ecosistemi attraverso la sovra-applicazione di fertilizzanti».
Lo studio è il primo a quantificare in che modo la produzione e il consumo di
Il principale autore dello studio, Marco Springmann dell’ Oxford Martin Programme on the Future of Food e del Nuffield Department of Population Health dell’università di Oxford, sottolinea che “Il sistema alimentare globale ha modificato sostanzialmente il nostro pianeta e le risorse di cui l’umanità dipende. La produzione di cibo è responsabile di circa un quarto di tutte le emissioni di gas serra e quindi un importante fattore di cambiamento climatico”.
L’agricoltura occupa più di un terzo della superficie terrestre della Terra e ha portato a riduzioni della copertura forestale e alla perdita di biodiversità.
L’agricoltura utilizza anche più dei due terzi di tutte le risorse di acqua dolce e l’eccessiva applicazione di fertilizzanti in alcune regioni ha portato a zone
Lo studio ha messo insieme dati ambientali dettagliati con un modello del sistema alimentare globale che traccia la produzione e il consumo di cibo in tutto il mondo. Grazie a questo modello, i ricercatori hanno analizzato diverse opzioni che potrebbero mantenere il sistema alimentare entro i limiti ambientali. E hanno scoperto che I cambiamenti climatici non possono essere mitigati sufficientemente senza cambiamenti verso diete più vegetali. Adottare a livello mondiale diete più “flessibili” basate sui vegetali «potrebbe ridurre di oltre la metà le emissioni di gas serra del sistema alimentare e ridurre da un decimo a un quarto anche di altri impatti ambientali, come quelli derivanti dall’applicazione di fertilizzanti e dall’utilizzo di terreni coltivati ??e di acqua dolce.
Oltre ai cambiamenti nella
«Aumentare i raccolti agricoli dalle terre coltivate esistenti, bilanciare l’applicazione e il riciclo dei fertilizzanti e migliorare la gestione delle risorse idriche potrebbe, insieme ad altre misure, ridurle di circa la metà».
Infine, per mantenere il sistema alimentare entro i limiti ambientali, è necessario dimezzare le perdite e lo spreco di cibo; «Se ottenuto globalmente, dimezzare la perdita e gli sprechi alimentari potrebbe ridurre gli impatti ambientali fino a un sesto (16%).
Springmann Fa notare che «Molte delle soluzioni che abbiamo analizzato vengono attuate in alcune parti del mondo, ma, perché i loro effetti si facciano sentire, ci sarà bisogno di un forte coordinamento globale e di un rapido sviluppo».
Un’altra autrice dello studio, Line Gordon , direttrice esecutiva dello Stockholm Resilience Centre, evidenzia che «Migliorare le tecnologie e le pratiche di gestione agricole richiederà maggiori investimenti nella ricerca e nelle infrastrutture pubbliche, schemi di incentivi giusti per gli agricoltori, compresi i meccanismi di sostegno per adottare le migliori pratiche disponibili, e una migliore regolamentazione, ad esempio dell’uso di fertilizzanti e della qualità dell’acqua»,
Fabrice de Clerck, direttore scientifico di EAT, fa notare che «Affrontare la perdita e lo spreco di cibo richiederà misure lungo tutta la catena alimentare, dallo stoccaggio e trasporto, al confezionamento e all’etichettatura degli alimenti, ai cambiamenti legislativi e ai comportamenti commerciali che promuovonocatene di rifornimento a rifiuti-zero»
Springmann. Conclude: «Quando si tratta di diete, una
(Umberto Mazzantini su Greenreport del 12/10/2018)