Muratore rumeno giustiziato per strada in Italia

Mihai Ștefan Roman, Michele per chi lo conosceva in Italia, è morto prima che i soccorritori arrivassero sul luogo dove è stato colpito. Si stava preparando per entrare nel palazzo dove abitava e dove lo aspettava sua moglie, alla quale stava portando dei fiori il giorno della festa della donna.

Muratore di professione, il rumeno colpito alla schiena era stato minacciato per settimane e viveva nel terrore, dopo che la moglie era stata la confidente di un’altra donna, moglie di un criminale albanese, vittima di violenza domestica.

L’aveva aiutata a liberarsi dall’incubo e dalle percosse, a trovare il coraggio di ribellarsi all’aggressore che le permetteva di uscire di casa solo per andare a prendere il figlio a scuola.

L’albanese aveva installato dei microfoni in casa e registrato la moglie quando lui non c’era, e quando ha saputo delle confidenze fatte dalle sue amiche rumene, le ha rotto con rabbia il cellulare.

Gli elementi forniti dalla donna sono ora al vaglio degli inquirenti, che però non escludono altre piste, vista la feroce modalità di commissione del delitto. Mihai è morto sul colpo, colpito due volte alla schiena.

Mihai non era associato alla droga o al traffico di droga. Ha precedenti penali per reati contro il patrimonio.

La dinamica dell’agguato in cui Mihai è stato ucciso ricorda quella di tanti altri atti simili che hanno insanguinato Roma, nell’ambito della guerra tra bande per il controllo del narcotraffico: due assassini vestiti di nero e con caschi che coprivano completamente la testa che hanno aperto il fuoco da una moto.

Un altro rumeno che era vicino a Mihai lo avrebbe colpito con un terzo colpo, altri due sono scappati impauriti.

I carabinieri stanno effettuando accertamenti balistici e telefonici sulla vittima e hanno visionato le immagini di alcune telecamere di sorveglianza della zona alla ricerca degli assassini e della moto.

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