La belladonna è una pianta a fiore (angiosperme dicotiledoni) della famiglia delle Solanaceae. Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall’impiego cosmetico. Atropo era infatti il nome (in greco:Ἄ-τροπος, cioè in nessun modo, l’immutabile, l’inevitabile) di una delle tre Moire che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l’ingestione delle bacche di questa pianta causa la
.: febbre durante l’influenza, convulsioni infantili da febbre elevata
.: Cefalea vasomotoria violenta, pulsante
.: Processi infiammatori locali con arrossamento “brillante”, tumefazione, calore intenso e radiante, dolore acuto, violento e pulsante
.: Attacchi di delirio, ipersensibilità al rumore e alla luce intensa.
L’ingrediente terapeutico principale della pianta è l’atropina o DL-giusciamina. Si trova in tutte le Solanacee: in dosi terapeuticamente rilevanti in Datura stramonium, Hyoscyamus niger, Solanum nigrum; in dosi più basse in piante coltivate come patate e pomodori.
In medicina accademica (dotta) l’atropina isolata viene ancora usata come dilatatore di pupille e come miorilassante p. e. prima di interventi chirurgici.
Le foglie della belladonna contengono alcaloidi come atropina, scopolamina, L-giusciamina, con un contenuto complessivo di min. 0,3%. Nelle radici raggiunge min. 0,5%.
L’effetto complessivo è parasimpatolitico / anticolinergico per via di un’inibizione competitiva del trasmettitore neuromuscolare acetilcolina del recettore. Questo antagonismo incide prevalentemente sull’effetto muscarinico (meno sul nicotinico, sui gangli e sul terminale neuromuscolare). L’effetto è quindi indirizzato al neurovegetativo parasimpatico periferico di muscolatura liscia e al sistema nervoso centrale:
tratto gastrointestinale e biliare: cedimento di organi di muscolatura liscia e spasmolitico
cuore: positivamente dromotropo e cronotropo
bronchi: dilatazione, spasmolisi
nervoso centrale: parasimapatico stimolante: effetti su tremore e rigidità muscolare (malattia di Parkinson).
Le dosi tossiche sono individualmente molto variabili. I bambini reagiscono al solito più sensibilmente degli adulti.
I sintomi di un avvelenamento sono:
.: mucose secche, difficoltà di lingua e deglutizione
.: pupille midriatiche (aperte, senza riflesso) con paralisi di accomodazione e ipersensibilità del soggetto alla luce
.: pelle secca e arrossata
.: febbre, tachicardia
.: atonia intestinale
.: eccitazione centralnervosa (irrequietudine, confusione, ev. allucinazioni e spasmi) più tardi sonnolenza, coma e arresto respiratorio
.: Sintomi dell’avvelenamento – Insorgono per lo più molto rapidamente, e sono caratterizzati da un senso di aridità, di secchezza e di stringimento nella bocca e nelle fauci, nausea e raramente vomito, midriasi con insensibilità delle pupille alla luce, ambliopia e poi amaurosi; andatura barcollante (gli ammalati sembrano ebbri e non possono tenersi in piedi); vertigini seguite da deliqui; occhi sporgenti, iniettati di sangue, sguardo fisso, stupido o truce; polso frequente, piccolo o pieno e duro; dispnea; emissione involontaria di feci e di orina (paralisi degli sfinteri).
La pelle è calda, sede di prurito intenso, coperta d’un esantema scarlattiniforme. Nei bambini si notano ordinariamente trisma e convulsioni; negli adulti delirio gaio o furioso, con allucinazioni, seguito da coma, convulsioni, talvolta tendenza a mordere, morte per paralisi generale in 24-36 ore.
Nei casi non letali si osserva un lento e graduale miglioramento dei sintomi; talvolta insorge la febbre con profusi sudori, e la guarigione avviene dopo 4-8 giorni.
L’avvelenamento per atropina non si differenzia da quello per belladonna che per una maggiore rapidità di decorso.