PAZIENTI CON DOPPIA DIAGNOSI PSICHIATRICA

Il termine doppia diagnosi è stato di fatto adottato per indicare la condizione di molti tossicodipendenti e alcoldipendenti che presentano anche un altro disturbo psichiatrico. La semplice coesistenza dei due disturbi, però, non necessariamente è rappresentativa di un bisogno di doppia assistenza e/o presa in carico da parte dei due servizi. Nell’ambito dei servizi per le tossicodipendenze, infatti, non tutti i pazienti che presentano oltre alla patologia da dipendenza anche un sintomo psicopatologico vanno considerati pazienti a doppia diagnosi, altrimenti vista la frequenza in questa popolazione di sintomi d’ansia, oscillazioni del tono dell’umore o episodi di apatia e rallentamento psicomotorio, tutti, o quasi, i pazienti tossicodipendenti e alcolisti sarebbero “casi con doppia diagnosi”.

Le stesse considerazioni valgono nel campo dei servizi di salute mentale, dove è altissima la percentuale tra i pazienti che sono utenti del Centro di Salute Mentale l’utilizzo saltuario o pregresso di sostanze d’abuso.
E’, quindi, chiaro che il ricorso improprio ed eccessivo al termine “doppia diagnosi” rischia di essere a livellooperativo confondente ed inutile, se non in alcuni casi addirittura dannoso.

Ricordiamo che il termine doppia diagnosi è stato coniato anni fa dalla psichiatria statunitense (De Leon 1989, Solomon 1996) per indicare la coesistenza di un grave disturbo mentale (soprattutto di tipo psicotico) e di un disturbo da abuso/dipendenza da sostanze, mentre in Italia, solo molto più di recente, è stata posta una certa attenzione a tale evenienza clinica.

FONTE

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