Sic transit gloria mundi

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Assieme alla formula Habemus papam, è una delle più conosciute locuzioni riguardanti la nomina di un nuovo pontefice. Queste parole, secondo l’antico rito, venivano infatti ripetute dal cerimoniere al nuovo Papa subito dopo la sua elezione al soglio di Pietro.

Con esse si intendeva rammentare al vescovo di Roma, nonché capo della Chiesa cattolica, la transitorietà del potere temporale e quanto, in ogni caso, la vita sia caduca così come sia vano ogni sfarzo del mondo terreno. Dopo la cerimonia di incoronazione, infatti, il cardinale protodiacono si avvicinava al nuovo pontefice (che sulla sedia gestatoria stava transitando lungo la di San Pietro) e, pronunziando la frase latina, accendeva della stoppa posta su un’asta: come la stoppa brucia e si spegne in un batter d’occhio, così anche la gloria del mondo svanisce in poco tempo.

Un rito simile si celebra da tempo immemorabile nel Duomo di Lucca durante i solenni pontificali di Natale, Pasqua, Pentecoste e S. Croce, al canto del Gloria in excelsis Deo. Quando l’arcivescovo della città intona l’inno angelico, su di una grata pendente nella navata della cattedrale viene incendiata la stoppa, segno della vanagloria del mondo.

Fonte: Wikipedia

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