[Siena] Palazzo Chigi-Saracini

Il nucleo più antico del palazzo, noto come “palazzo Marescotti”, apparteneva alla famiglia Marescotti, ghibellina, e risale al XII secolo. Progressivamente l’edificio andò ingrandendosi inglobando altri edifici adiacenti. Entro la prima metà del Trecento, all’apice della fortuna economica e sociale cittadina, l’edificio aveva raggiunto le dimensioni attuali. Tra il Due e Trecento ospitò anche il consiglio dei Reggitori della Repubblica.

Nel XVI secolo, fu acquistato dalla famiglia Piccolomini del Mandolo, che lo ampliò, donandogli un aspetto rinascimentale con la realizzazione di decorazioni raffaellesche nel loggiato esterno[1] e dopo il 1770 la famiglia Saracini allungò la facciata mantenendo lo stile trecentesco, aggiungendo anche la fila di trifore fino al vicolo del Trone. Il palazzo, per testamento di Alessandro Saracini, nel 1877 passò a Fabio Chigi che assunse il cognome Chigi Saracini Lucarini e lo lasciò al nipote Guido Chigi Saracini. Nel 1932 vi fu istituita l’Accademia Musicale Chigiana dal conte Guido Chigi-Saracini, ed oggi è diventata un centro dal prestigio internazionale per il perfezionamento degli studi musicali. La famiglia vi abitò fino al 1965.

Il fronte del palazzo è curvato per seguire l’andamento della strada, con una mole imponente. Lo stile della facciata è l’elegante gotico senese, rivestito in pietra fino al primo piano e poi in laterizi. Vi si aprono più ordini di trifore e sulla sinistra ingloba una torre mozza in pietra.

L’interno venne ristrutturato in epoca rinascimentale. Oggi ospita la collezione d’arte di Bernardo Saracini, avviata nel 1776, e di suo nipote Galgano Lucarini Saracini.

L’atrio ospita una statua di papa Giulio III, opera di Fulvio Signorini del 1609, mentre il cortile è porticato su un lato, con le volte ornate da affreschi di grottesche da Giorgio di Giovanni.

L’appartamento del primo piano venne in parte adattato nel 1922 da Arturo Viligiardi. Vi spicca la Sala da Concerto, dal sobrio gusto settecentesco, con un affresco nella volta del Viligiardi.

Fonte: Wikipedia

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