Siena, Palazzo Pubblico: Il cortile del podestà

L’interno del palazzo è oggetto di decorazione fin dal Trecento, quando non era ancora stata completata l’architettura, quando il Governo dei Nove si assicurò l’opera dei maggiori artisti del tempo per manifestare il proprio programma politico. Tale insieme di affreschi, opere di pittura e di rappresenta così una delle testimonianze fondamentali dell’arte medievale oltre che un eccezionale documento della società civile del Trecento.

Il portale di destra immette in un atrio in cui si trovano bracciali con campanelle in bronzo, opera di Giacomo Cozzarelli proveniente dal Palazzo del Magnifico. Attraverso un vestibolo si arriva poi alla Sala delle Lupe, divisa in quattro campate, che deve il suo nome alle due Lupe trecentesche sulla parete di sinistra, opere lapidee consunte dal tempo; vi si trovano inoltre doccioni di gronda attribuiti a Giovanni Pisano e la statuetta del Mosé di Antonio Federighi.

Nella parete destra della terza campata l’affresco con Santi e beati Pietro Alessandrino, Ambrogio Sansedoni e Andrea Gallerani, di Sano di Pietro (1446). Attorno al vestibolo si aprono alcuni ambienti adibiti oggi a uffici, in cui si trovano varie opere d’arte. Ad esempio nella seconda sala destra si trova una Madonna col Bambino e san Giovannino del Riccio (1537) e affreschi seicenteschi nella volta; la terza era l’antica sede dell’ufficio della Biccherna (ufficio finanziario), decorata dall’affresco con l’Incoronazione della Vergine con i santi senesi Caterina e Bernardino di Sano di Pietro e Domenico di Bartolo (1445), realizzato sopra un’opera analoga di Lippo Vanni (1352 andata distrutta in un incendio), e da affreschi seicenteschi nella volta, oltre a un pancale intarsiato quattrocentesco.

La quarta sala, Ufficio del Segretario Generale dell’odierno , mostra un vigoroso affresco della Resurrezione del Sodoma (1535), proveniente dalla Sala delle Lupe. Sul lato opposto spiccano: la prima sala, la Cappella dei Nove, con affreschi dell’ambito di Simone Martini (Cristo benedicente con cherubini nella volta ed Evangelisti ai lati) appesantiti da ridipinture della seconda metà del Trecento, e di Bartolo di Fredi (Beato Andrea Gallerani, Sant’Antonio Abate e un’Annunciazione frammentaria, databili al 1370 circa); la terza sala, quella del Biado, con all’estereno, in alto a sinistra sul pilastri, un’Aquila imperiale del Sodoma e all’interno una grande Madonna della Misericordia con angeli e santi del Vecchietta (1457).

Dall’altro portale, attiguo alla Cappella di Piazza, si accede invece al Cortile del Podestà, completato nel 1325 e ripristinato all’inizio del Novecento; interamente in cotto, è porticato su quattro lati, con grandi trifore a sesto acuto che vi si aprono al primo piano. La scala, che porta al primo piano, è legata a un restauro del 1980. In un angolo si trovano i resti della Statua del Mangia. Da qui si trova l’ingresso per salire alla torre.

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