Social Media, Scetticismo da numerosi colleghi toscani sul certificato di garanzia per pagine e profili

La prima riunione del gruppo di , organizzata dall’Ordine dei giornalisti della , si è svolta ai primi di Febbraio; essa verteva sull’indirizzare al Consiglio nazionale dell’Ordine alcune proposte di intervento che valorizzino i contenuti giornalistici su social network e sul web.

Per quanto concerne proprio il ‘web’ sono numerosi i colleghi intervistati in Toscana sul fatto che tale ‘bollino’ o ‘certificazione’ mini la garanzia di fornire la propria opinione, secondo quanto disposto dalla Costituzione Italiana.

Gli intervistati sono piuttosto scettici sulle idee emerse, in particolare appunto sul realizzare una certificazione di garanzia giornalistica per gli utenti di profili social e pagine web.

A questo scopo, prendendo spunto dalle proposte del consigliere nazionale toscano Antonio Valentini e del tesoriere della Fondazione Odg Toscana, Nicola Novelli, nelle prossime settimane si lavorerà alla definizione di una sorta di spunta di garanzia per le pagine sociali delle testate registrate secondo le regole previste dalla legge e di un identico sigillo, ma stavolta volontario, per i profili personali dei giornalisti.

I colleghi intervistati non sono convinti che ci possa essere una garanzia di neutralità nel ‘certificare’ il professionale di ogni , men che meno dover sottostare ad un ‘obbligo’ che possa diventare una sorta di ‘taglione’ essendoci peraltro delle già ferree regole deontologiche che ogni professionista deve applicare.

I consiglieri nazionali toscani presenti, Luca Frati e Antonio Valentini hanno richiesto la definizione in tempi brevi di un documento da portare all’attenzione del Consiglio nazionale.

L’appena costituito gruppo di di Odg Toscana proverà ad elaborare anche altre proposte emerse in questa prima riunione per diffondere la cultura della qualità professionale sul mercato dei social network.

Nel frattempo è un gruppo di controllo su quanto verrà eseguito, ricordando che sono avvenuti fatti deplorevoli, come l’uso improprio della stessa newsletter per promuovere testate giornalistiche di tizio o caio, escludendo altre esistenti sul territorio.

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