Questo post parte da una riflessione a delle domande a dubbi, cioé: “Com’è possibile che una Diocesi la quale a
Altresì come fa un responsabile della comunicazione di un ente religioso nel negare dei soldi, peraltro senza neanche sapere quanto perché non è stato chiesto all’editore della testata cattolica, quindi c’è anche da pensare la inettitudine di tale persona ? La malafede ? O peggio del livore verso il parroco oppure l’editore ? La invidia ? La gelosia ?
Partiamo dal fatto che ll Convitto della Calza, venduto tempo addietro, è solo la punta dell’iceberg di un vasto patrimonio immobiliare che la diocesi di Firenze vende o affitta.
I beni ecclesiastici (immobili, terreni e chiese) dipendono una parte dalla diocesi e l’altra dall’Istituto di sostentamento del clero, istituito nel 1985, dall’allora cardinale Silvano Piovanelli in seguito alla legge 222/85, per amministrare il patrimonio trasferito dagli ex benefici parrocchiali.
La vendita dei primi, come il Convitto della Calza, «servono per finalità pastorali, formative, educative e di carità mentre quelli degli Istituti (secondo il Concordato) per contribuire alla remunerazione dei sacerdoti», spiegò a suo tempo al Corriere Fiorentino, don Giuliano Landini, presidente dell’Istituto di sostentamento del clero.
La diocesi è anche «agenzia immobiliare» dei suoi beni, dalla quale ricava dei soldi; se poi aggiungiamo quelli di provenienza da altro, ripetiamo la domanda:”Com’é possibile che non hanno soldi da retribuire ad una testata cattolica fiorentina?”.
Alla domanda ha risposto un nostro utente, ovvero:”Semplicemente perché esiste un monopolio delle notizie targato
Gli fa eco un’altro utente il quale dice: “La vergogna sta nel dire non ho, ma poi hai. Prendete le case in periferia, come in via Angelo Corelli, quasi diversi fondi commerciali intorno al Duomo di Firenze. Alcune di queste proprietà sono date in convenzione agli enti locali, altre oggetto di trasformazione”.
Insomma a sentire questo utente, ma anche altri, a farla da padrone è l’Istituto che, dopo il 1985, è l’ente a cui sono state trasferite le proprietà di moltissime parrocchie, ma non tutte. I proventi di questi affitti (o vendite) servono a finanziare il Fondo nazionale per il sostentamento del clero e a mantenere il patrimonio con la manutenzione.
Ed a proposito di manutenzione, dove sono i soldi per esempio in chiese che cadono a pezzi vistosamente od hanno problemi non indifferenti, come ad esempio a Vaglia, ma ve ne sono altre in giro.
Le verifiche svolte di qua e di là fanno scoprire che l’Istituto di sostentamento del clero ha la proprietà della maggior parte dei beni.
A Firenze e provincia al catasto risultano 1.046 immobili e 83 terreni di proprietà dell’Istituto di sostentamento del clero. Nello stesso territorio, l’Arcidiocesi ha 120 immobili e 28 terreni.
Pensate che analizzare le proprietà dell’Istituto non è semplice.
Al codice fiscale corrispondono 38 denominazioni diverse, compresi errori e refusi.
Nel contempo cerca e che ti ricerca troviamo terreni come quello accanto all’Obihall dove l’Istituto ha chiesto di costruire un mega chiosco, e un altro in via Covigliaio.
Scopriamo un appartamento accanto alla chiesa di San Michele in Monteripaldi, altri alloggi a Sesto Fiorentino.
Numerosi li abbiamo trovati in Mugello e nella campagna fiorentina.
Il business avanza e così a Scandicci arriva l’operazione Pieve degli Orti, trasformazione di edilizia sociale da 4 mila metri quadri. L’Istituto di sostentamento del clero collabora con il Fondo Housing Toscano per nuove iniziative immobiliari.
A Tavarnelle ha dato in comodato d’uso gratuito al Comune la gestione della Chiesa della Romita.
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