Viterbo, Dipinto chiostro del monastero agostiniano della SS. Trinità

Un rappresentante dell’Ordine giovannita fu raffigurato a Viterbo nel chiostro del monastero agostiniano della SS. Trinità. Chi ha commissionato questo affresco, e siamo nel primo quarto del XVII secolo, considerava l’Ordine di San Giovanni parte della famiglia agostiniana. L’affresco di Viterbo, luogo di grande significato per la spiritualità agostiniana, è una manifestazione di quel tentativo già denunciato da Joseph Marie Delaville Le Roulx (1855-1911) di accreditare l’adesione dei Giovanniti alla regola agostiniana, in sostituzione di quella benedettina, ritenuta meno idonea ad un ordine ospedaliero frattanto divenuto anche militare. Mons. Giovanni Scarabelli, in Regola e statuti di San Giovanni di Gerusalemme. Storia e Spiritualità (edizione a cura del Gran Priorato di Lombardia e Venezia del SMOM) riporta un passaggio dell’opera Rubricarum Regulae Sacrae Domus Hospitalis St. Jovannis Hier.ni Magistri Raymundi (si intenda Raymond du Puy) conservata nell’Archivio dell’Ordine di Malta presso la National Library della Valletta, dove si legge: “Bolla di Bonifacio VIII nella quale, essendosi con la perdita di Tolemaide detta Accon o Acri, smarrite le bolle originali dell’Ordine conferma la Regola del Maestro Fr. Raimondo de Podio ricavata da un particolare scritto mostratoli in forma autentica 7 aprile 1300. Vedi Bosio Histor. lib. 2. fol. 68 tom. 1 dove disinganna la dipendenza della nostra Regola da quella di St. Agostino.”D’altronde, altri ordini sono – in quest’affresco – impropriamente ricondotti alla regola agostiniana. Quanto invece al quesito concernente il manto del cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’impossibilità di osservare la croce nella sua interezza ci impedisce di capire se effettivamente la croce lazzarita fosse già in qualche modo modificata. Carlo Emanuele, modificò abiti e insegne dell’Ordine nei primi anni del 1600, sicuramente dopo il 1610, data di esecuzione del . Egli volle che la croce di San Maurizio prevalesse su quella di San Lazzaro. Il Cavaliere rappresentato dal dipinto, veste l’abito secondo l’uso precedente alla riforma.

Fonte: Cassiciaco

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