Meloni firma accordi di cooperazione durante la visita in Libia

Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha visitato la Libia per firmare accordi di cooperazione con i leader di entrambe le amministrazioni del paese dilaniato dal conflitto. Accompagnata da una delegazione ministeriale nella sua seconda visita in Libia da quando è entrata in carica nell’ottobre 2022, Meloni ha incontrato per la prima volta il capo del governo di Tripoli, Abdelhamid Dbeibah, hanno detto funzionari libici.

Sono state firmate “dichiarazioni di intenti” sulla cooperazione nei settori della sanità, dell’istruzione e della ricerca, nonché della gioventù e dello sport, si legge in una nota del governo italiano.

Le dichiarazioni includono la promozione di programmi di scambi universitari, la ricerca sulle energie rinnovabili e le attività economiche basate sull’oceano e la facilitazione dell’accesso dei libici alle cure negli ospedali italiani, in particolare per i bambini, quando tali cure non sono disponibili in Libia.

Gli accordi rientrano nel tanto atteso “Piano Mattei” della Meloni intitolato a Enrico Mattei, fondatore della società energetica italiana Eni. Negli anni ’50 sostenne la cooperazione con i paesi africani per sviluppare le loro risorse naturali.

Durante la sua prima visita in Libia all’inizio dello scorso anno, la Meloni ha firmato un importante accordo sul gas con il Paese nordafricano, il più ricco di riserve di idrocarburi del continente.

In un comunicato su Facebook, il vertice di Menfi ha sottolineato “l’importanza del ritorno delle imprese italiane… ai progetti di ricostruzione” oltre a mantenere “consultazioni nei settori della lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina”.

Dopo Tripoli, la Meloni si è recata a Bengasi per incontrare l’uomo forte militare Khalifa Haftar, che sostiene l’amministrazione orientale della Libia, “in conformità con l’impegno consolidato dell’Italia di essere presente in tutta la Libia e di lavorare con tutti gli attori libici”, si legge nella nota italiana.

Il paese è diviso tra il governo di Dbeibah riconosciuto dalle Nazioni Unite a Tripoli e un’amministrazione rivale nell’est, sostenuta da Haftar.

L’instabilità ha contribuito a trasformare la Libia in un terreno fertile per i trafficanti di esseri umani, da tempo accusati di abusi contro le migliaia di irregolari che ogni anno tentano la pericolosa traversata del Mediterraneo verso l’Italia.

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