Adriana Dias, dottore in Antropologia dell’Università Statale di Campinas (Unicamp), vede una relazione evidente tra il presidente Jair Bolsonaro (PL), sconfitto nella sua rielezione in campagna elettorale, con il neonazismo in .

Secondo il ricercatore, il numero di cellule – dove si trovano questi gruppi – è cresciuto sotto l’attuale governo e oggi sono più di mille sparse in tutto il Paese.

Un rapporto dell’Osservatorio ebraico per i , pubblicato nel luglio 2020, indicava già una crescita esponenziale dell’antisemitismo nei primi 180 giorni di amministrazione dell’attuale amministratore delegato.

Lo scenario, tuttavia, è peggiorato, come mostrato nella seconda parte dello studio. Fino a luglio di quest’anno, c’era già un aumento del numero di riferimenti e comportamenti strettamente legati all’ideologia nazifascista.

Uno dei gruppi è la cella Descanso a Santa Catarina. Secondo Adriana, sono uno dei responsabili della manifestazione antidemocratica, in cui i bolsonaristi hanno fatto il saluto nazista, a braccia tese, durante l’esecuzione dell’inno nazionale del Brasile.

L’atto che prevedeva un colpo di stato militare è avvenuto davanti al 14° reggimento di cavalleria meccanizzata, una base dell’esercito nel di Santa Catarina di São Miguel do Oeste. Proprio ieri, il Pubblico Ministero di Santa Catarina ha annunciato che avrebbe indagato sui responsabili di questo tipo di saluto al nazista Adolf Hitler.

Tuttavia, il parlamentare ha sottolineato in un’indagine preliminare che non c’era intenzione di scusarsi per il nazismo in atto e che non ci sono prove di reato.

In un’intervista con Marilu Cabañas, del Jornal Brasil Atual , la ricercatrice ha osservato che il gesto, tuttavia, era “chiaramente un saluto nazista”. E chiedeva responsabilità penale, poiché l’apologia del nazismo è un reato previsto dalla legge n. 9459/97.

La pena è da due a cinque anni di reclusione, più la multa. “Le istituzioni devono agire. Il neo-nazismo si combatte con il diritto, la democrazia, la pace, l’ordine e, soprattutto, la fede nella diversità umana”, ha evidenziato Adriana.

L’analisi della ricerca è stata supportata anche da un membro della comunità ebraica brasiliana, lo scrittore, , editore internazionale del quotidiano Hora do Povo , Nathaniel Braia, il quale ha evidenziato che “la prima forma di educazione è denunciare ciò che sta accadendo”.

Braia, studentessa del corso di Ingegneria Elettrica presso Tecnion – Istituto Tecnologico di Haifa/Israel, ed è autrice del libro “L’apartheid di Israele” (Alfa Omega, 2001), ritiene però che la vittoria di Luiz Anche Inácio Lula da Silva (PT) su Bolsonaro “ci apre la strada per superare tutto questo”.

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