Il salario minimo, nel diritto del lavoro

Un primo argomento sostiene che in un libero mercato qualsiasi limitazione introdotta da soggetti esterni (una legge dello Stato) da lato della domanda e/o dell’offerta sia ai prezzi che alle quantità (quote) di vendita e produzione, porta a un’area di mancato incontro tra domanda e offerta, quindi un equilibrio peggiore del mercato libero.

L’introduzione di un salario minimo limita il funzionamento del mercato del , creando un divario tra lavoratori disponibili e richiesti, vale a dire disoccupazione. Argomento in senso opposto è la constatazione pratica che nessun mercato del libero e totalmente deregolamentato ha mai raggiunto l’obiettivo teorico della piena occupazione.

Il ragionamento di un mercato libero ed efficiente vale in ipotesi non realistiche né verosimili di razionalità perfetta, perfetta simmetria informativa, non-sazietà delle preferenze.

L’assenza di un salario minimo e paghe troppo basse, scoraggiano i lavoratori a partecipare alla forza . Nel mercato reale, esistono delle soglie critiche, quantità massime di lavoro o prezzi minimi al di sotto dei quali l’offerta si nega all’incontro con la domanda, ad eccezione di una fascia di lavoratori più indigente e meno abbiente, molto ridotta in un Paese industrializzato, che è perfettamente anelastica rispetto alla quantità e al prezzo.

Un’altra corrente sostiene che l’offerta di lavoro resterebbe comunque positivamente elastica rispetto a un aumento medio dei prezzi per ora lavorata, se:

il salario minimo orario è fissato ad un livello inferiore al costo e alla redditività medie dell’ora lavorata per le imprese;
i costi variabili non evitabili e i costi fissi di mancato utilizzo di risorse e impianti sono elevati.
In il salario è differenziato per regione settore in base alla produttività del lavoro. In Francia il salario ai livelli minimi è integrato da una forte decontribuzione a favore dei datori in modo da riportare il costo del lavoro netto nella precedente la riforma.

Per essere sostenibile da Stato e imprese, il salario minimo legale (reale, corretto del potere di acquisto del Paese) dovrebbe essere proporzionato alla produttività del lavoro (misurata in PIL /ora lavorata pro-capite). L’Italia ha un PIL/ora di 50,1 dollari, simile ad Australia (53,30 dollari pp/h), Spagna (50,60) e Canada (49,10), che in euro si traduce con un livello di salario minimo fra i 6 e i 7 euro l’ora.

Il salario minimo si mostra chiaramente come un fattore di redistribuzione dei guadagni di produttività, legati al fattore lavoro o agli investimenti di capitale in una migliore progettazione di e organizzazione di impresa.

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