Le 5 Leggi biologiche in sintesi (Parte prima)

Le cinque leggi biologiche, scoperte dal dr. Hamer, sono alla base della sua Medicina, da qui in avanti potrei commettere degli errori, ma poco importa è il concetto complessivo che è fondamentale.

PRIMA LEGGE: Il trauma è il punto di partenza.

E’ normale che la nostra mente interviene sul nostro corpo in ogni circostanza ed in maniera più inconscia che conscia.

Questo intervento sul corpo è il frutto dell’evoluzione e garantisce la sopravvivenza e, quindi, si tratta di una modalità di comportamento automatica, registrata in ogni cellula del nostro organismo.

Partendo dal fatto che mente-corpo-cervello lavorano in maniera indissociabile, dobbiamo tenere presente che:

La nostra mente non fa distinzione tra reale e simbolico, tra realtà e immaginazione e questo è di estrema importanza per comprendere come attivare/disattivare determinati processi psico-biologici a nostra discrezione.

La programmazione dell’organismo è finalizzata alla sopravvivenza e la malattia, che ricordo non è tale per la NMG, infatti si tratta di un programma sensato finalizzato al ripristino dell’efficienza e della funzionalità della parte interessata, quindi è la migliore soluzione possibile per preservare la sopravvivenza.

In presenza di un trauma/conflitto emotivo con le seguenti caratteristiche:

· vissuto drammaticamente;

· sia inaspettato;

· con un impatto emotivo notevole (tanto da non consentirci di ragionarci liberamente sopra);

· il sentimento venga vissuto in isolamento (senza quindi la possibilità o la volontà di parlarne con qualcuno), con conseguente insistenza di tale angoscioso problema nella mente, per sentimento non si intende solo un pensiero consapevole, ma anche uno stato psicologico subconscio;

· non è stata trovata una soluzione soddisfacente per il problema.

Solo in tali circostanze il cervello, trovandosi in una situazione che vive come pericolosa attiva il programma biologico di sopravvivenza, inviando un forte segnale all’organo interessato dal punto di vista emozionale per fargli aumentare la sua capacità di risposta al pericolo.

Al termine della logorante condizione emotiva (conflitto attivo) di cui sopra, sempre il cervello invia nuovamente il segnale allo stesso organo per ripristinare (fase riparatoria) le funzioni ordinarie e, questo processo, spesso causa delle conseguenze fisiche anche molto forti.

Tali sintomi vengono chiamati “malattia” ed inducono la persona a recarsi dal medico, di fatto però la maggior parte delle volte si trova già sulla strada della guarigione.

La malattia è quindi la fase di normalizzazione di uno squilibrio psichico, cerebrale e fisico, scaturito da un conflitto/trauma emotivo inaspettato, drammatico e vissuto in isolamento.

Già comprendere pienamente e quindi metabolizzare quest’ultimo concetto basterebbe a vivere meglio.

Fonte

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