Linee guida per una lettura fruttuosa della Bibbia

La Chiesa cattolica celebra il mese biblico ogni settembre. Si tratta di un libro complesso, che richiede di tenere conto di una serie di raccomandazioni per ottenerne un migliore utilizzo spirituale.

A tal proposito un professore presso la Facoltà di dell’Università Ecclesiastica San Dámaso di Madrid, indica alcune linee guida per leggere, meditare e attuare quant’è scritto nella sacra Bibbia.

Prima di tutto l’Antico Testamento e “testimonianza scritta dell’alleanza di con Israele, ed è stato accolto dalla – come ha insegnato Gesù Cristo stesso – come preparazione e profezia della Nuova Alleanza”.

Il Nuovo Testamento, dal canto suo, «è la concretizzazione scritta, con diversi generi letterari, della testimonianza apostolica su Gesù Cristo; È l’opera di uomini di Chiesa che sono stati ispirati a farlo”.

Se nei primi anni non sono esistiti è perché non erano necessari, poiché «la testimonianza viva degli Apostoli risuonava nella Chiesa».

La Bibbia è una piccola biblioteca composta da 73 libri: 46 costituiscono l’Antico Testamento e 27 sono raggruppati nel Nuovo Testamento. Tutti differiscono tra loro “per il loro carattere storico, profetico, sapienziale, orante o epistolare”.

Allo stesso tempo, «è soprattutto un libro su vari aspetti: storici, sociologici, teologici.

La sua unità si sostiene, da un lato, nella storia della salvezza che riflette: «Una sacra che inizia nella creazione e culminerà nella nuova creazione, la Gerusalemme celeste». Prova di ciò è la lunga genealogia che culmina con la nascita del Messia all’inizio del Vangelo secondo san Matteo.

Un secondo elemento dell’unità della Bibbia è “l’argomento di questa storia”. L’Antico Testamento si riferisce al «popolo eredi della promessa» di Dio ad Abramo, «che raggiungerà la sua pienezza nel popolo della Nuova Alleanza, nella Chiesa».

In terzo luogo, l’intera Bibbia «testimonia l’intervento di Dio nella storia per salvare l’uomo e la sua rivelazione come vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo». Grazie a ciò «possiamo parlare di Lui: questo significa la parola teologia».

La Scrittura è “la testimonianza scritta e ispirata della Rivelazione di Dio”. Ciò significa che dà conto del “vero intervento di Dio nella storia”; che “partecipa alla stabilità della comunicazione scritta”; e che «non obbedisce alla semplice iniziativa di un uomo, ma attraverso l’autore umano è Dio stesso a darci testimonianza di sé».

Il testo sacro va letto «come chi ascolta la voce di un amico, di un padre, di un familiare, di un parente: di qualcuno che, come direbbe Santa Teresa, ‘sappiamo che ci ama’” .

Allo stesso tempo, sottolinea, «la rivelazione non è qualcosa di statico, ma un evento dinamico che accade» quando qualcuno si apre «all’azione di Dio nella Chiesa», per la quale «la Scrittura rappresenta un elemento di grande valore».

La costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II insegna che Cristo «manifesta pienamente all’uomo stesso e gli rivela la sublimità della sua vocazione».

Su questa base, “la Sacra Scrittura si presenta davanti a noi come un cammino verso la pienezza umana di fronte alle ideologie che, totalitarie, ci portano alla disumanità”.

La lettura fruttuosa della Sacra Scrittura può realizzarsi solo nella fede della Chiesa: formulata e sintetizzata nel Credo, celebrata nei sacramenti, vissuta secondo il Vangelo.

In questo senso la Lectio Divina diventa un percorso comunitario importante affinché «nascono testimonianze di fede grazie al Dio che si rivela».

“Per leggere la Bibbia con frutto, con frutti di vita grande e bella, di vita eterna, possiamo ricordare la parola iniziale di Gesù: ‘Convertitevi e credete al Vangelo’”.

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