Ciclismo, una economia invisibile
Ciclismo, una economia invisibile

Ciclismo, una economia invisibile

Secondo le analisi dell’European Cyclists’ Federation, i ciclisti generano un giro d’affari di 111 miliardi di euro in Unione europea, spendono di più degli automobilisti, sono più fedeli e di maggiore supporto all’economia locale.

Il CEO di Euro Exim Bank Ltd. ha fatto riflettere gli economisti quando ha dichiarato:
′′Un ciclista è un disastro per l’economia del paese: non compra auto e non prende soldi in prestito per comprarne. Non paga polizze assicurative. Non compra carburante, non paga per sottoporre l’auto alla necessaria manutenzione e riparazione. Non utilizza parcheggi a pagamento. Non causa incidenti rilevanti. Non richiede autostrade a più corsie. Non diventa obeso. Persone sane non sono necessarie né utili all’economia. Non comprano medicine. Non vanno negli ospedali né dai . Non aggiungono nulla al PIL del paese.
Al contrario, ogni nuovo punto vendita di McDonald crea almeno 30 posti di , fa infatti lavorare 10 cardiologi, 10 dentisti, 10 esperti dietologi e nutrizionisti, oltre ovviamente alle persone che lavorano nel punto vendita stesso
“. Camminare è ancora peggio. I pedoni non comprano nemmeno una bicicletta.

Il CEO forse non si è documentato adeguatamente poiché l’economia diretta del settore in vale 57,2 miliardi euro (13,2 per produzione e riparazione e 44 di cicloturismo).

Il contributo del cicloturismo, stimato dallo studio The Benefit of Cycling di Ecf in 44 miliardi di euro, grazie a 2,3 miliardi di viaggi/anno in Ue, ha un’occupazione di 525.000 addetti.

L’Italia è meno brillante rispetto ad altri Paesi registrando, secondo il Rapporto Isnart-Legambiente 2020, un giro d’affari intorno ai 4,7 miliardi di euro, pari al 5,6% delle entrate generate dal turismo. Il merito è dei 55 milioni di pernottamenti, dei quali 34,1 (il 63%) derivato da utenti stranieri che portano nelle casse italiane 2,9 miliardi.

I tedeschi sono primi per numero di occupati diretti (9.478 contro i 5.704 dell’Italia, seconda in classifica) e per giro d’affari, pari a 5,2 miliardi di euro.

La crescita per luso delle due ruote porterebbe diversi vantaggi, a cominciare dal rilancio dell’economia.

Ad esempio dei 20 milioni di bici vendute in Europa nel 2019, ben 12.7 sono state prodotte nel Vecchio Continente generando, secondo lo studio The Benefit of Cycling di Ecf nel 2018, un giro d’affari di 13,2 miliardi di euro, in cui è compreso produzione di biciclette, componenti e accessori. Un valore, secondo le previsioni, destinato a crescere con effetti positivi anche sull’occupazione.

“The way foward”, report realizzato da 346 esperti di mobilità di tutto il mondo per l’associazione Transport for under two degrees, ha detto che nel 2050 quasi sei cittadini su dieci (58%) pedaleranno.

Si ringrazia per l’elaborazione di questo post:
Andrea Sartirana, Bettina Giordani, Stefano Panzera

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