Fatimidi

I Fatimidi (arabo: فاطميّون, Fāṭimiyyūn ) costituirono la dinastia sciita ismailita più importante di tutta la storia dell’Islam.
Devono il loro nome alla discendenza da Fātima bt. Muhammad, figlia del profeta Maometto. che dal suo con ʿAlī b. Abī Tālib garantì una discendenza al Profeta. La prima base del movimento — parte del più vasto movimento carmata — fu nel IX secolo in nella città di Salamiyya, tra Hama e Homs (ar. Hims). Il fatimide ʿUbayd Allāh al-Mahdī bi-llāh si propose però agli inizi del X secolo come l’Imām al-Qāʾim, “l’Imam permanente”) che l’Ismailismo credeva si sarebbe manifestato alla fine dei tempi per ricondurre l’Islam alla sua originaria purezza e questo provocò una frattura mai più ricompostasi col resto del movimento carmata.
Sfuggito alle truppe abbasidi e agli stessi avversari carmati che lo consideravano un impostore e un traditore, ʿUbayd Allāh riparò in e da lì, grazie ad accordi sottoscritti con esponenti della tribù berbera dei Kutāma, nell’Ifrīqiya aghlabide.
In un primo periodo di 4 anni ʿUbayd Allāh (che talora è chiamato anche Saʿīd o ʿAlī) non rivelò le sue intenzioni e la sua identità e si spostò nelle aree sottoposte al controllo dei kharigiti Midraridi per dare ancor meno nell’occhio ma qui fu sottoposto a misure di residenza sorvegliata per 5 anni.
In suo favore agì il responsabile della daʿwa (macchina propagandistica retta da dā‘ī, ovvero “missionari”), Abū ʿAbd Allāh al-Shīʿī, che con un esercito di devoti berberi convertiti sbaragliò le forze aghlabidi ad al-Arbus il 19 marzo del 909. Giunto a Sijilmāsa (Sigilmassa), dove si trovava recluso il suo signore, Abū ʿAbd Allāh al-Shīʿī obbligò il 26 agosto 909 l’emiro rustemide a rilasciare senza indugio il suo prigioniero che, portato a Raqqāda (la capitale aghlabide), si presentò assumendo il 6 giugno 910 il laqab di al-Mahdī (“il Ben Guidato [da Dio]”).

FONTE: WIKIPEDIA

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