I media sono in continua evoluzione nel 2023

Il Reuters Institute for the Study of Journalism ha pubblicato i risultati di un’indagine sulle sfide che devono affrontare i e le strategie che gli editori devono mettere in atto nel 2023.

Il rapporto evidenzia le tendenze, votate dai leader dei media, nonché ulteriori sviluppi rilevati dagli autori dello studio.

Lo studio si basa su un di 303 leader dei media (CEO, editori, direttori del digitale e dell’innovazione, ecc.) di 53 paesi, principalmente europei, tra novembre e dicembre 2022.

In pratica lo studio, secondo Reuters, di che i manager e gli editori sono molto meno fiduciosi nelle proprie prospettive di business, rispetto a quanto lo fossero in questo periodo, l’anno scorso (2021 ndr).

La metà del loro campione di editori, amministratori delegati e leader digitali (44%) afferma di essere fiducioso per il 2023 e circa un quinto, cioè il 19% , esprime poca fiducia.

Le maggiori preoccupazioni sono legate alla scarsa stima dei loro lettori, dopo aver raccontato anche bugie su notizie importanti, come quelle su CVD19.

A seguire l’aumento dei costi, al calo dell’interesse da parte degli inserzionisti i quali hanno riscontrato anche no scarso ritorno, in particolare per i media sostenuti da leggi governative (leggasi ad es. Italia.

Allo stesso tempo, la maggioranza (72%) è preoccupata per l’aumento delle persone che evitano le notizie (soprattutto su questioni rilevanti, ma spesso deprimenti, come la guerra in e il cambiamento climatico) e solo il 12% non mostra alcuna preoccupazione.

Nel 2023 quei media che possono ovviamente permetterselo, investiranno in abbonamenti, ma la maggioranza degli intervistati (80%) ritiene che questa non sarà una fonte di reddito per loro prioritaria, considerando che i media indipendenti sono, invece più utili e vanno sostenuti.

Secondo i leader intervistati, quelli mainstream, nel 2023 sarà importante diversificare le fonti di reddito (non hanno abbastanza soldi?). Comunque un terzo (33%) prevede entrate significative dalle piattaforme tecnologiche derivanti dalla licenza (o dall’innovazione) dei contenuti.

I media Mainstream si augurano che le leggi per limitare i contenuti “dannosi” (secondo la loro opinione), soprattutto sui social media, vengono eliminati. Ma il 54% degli intervistati è preoccupato che queste nuove regole potrebbero rendere più difficile la pubblicazione di notizie che non piacciono ai governi.

La tendenza dei dirigenti per quest’anno è nel diminuire la loro presenza in Facebook (-30 net score) e (-28). Tuttavia dedicheranno tempo e risorse su TikTok (+63), Instagram (+50) e YouTube (+47), in cui abbondano capre ammaestrabili soprattutto giovane.

Il crescente interesse per TikTok (19 punti percentuali in più rispetto al 2022) evidenzia la volontà di attrarre gli under 25 e di sperimentare lo storytelling, utilizzando il video verticale, nonostante alcune preoccupazioni sulla monetizzazione, la sicurezza dei dati e altre implicazioni legate all’origine cinese della piattaforma.

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