I contenuti online ingannevoli sono un grande business

Il mercato della pubblicità digitale vale ora 625 miliardi di euro e il loro modello di business è semplice: più clic, visualizzazioni o coinvolgimento significano più soldi da parte degli inserzionisti.

I cosiddetti contenuti incendiari e scioccanti, che siano veri o no, sono un modo semplice per attirare la attenzione, il che significa che gli inserzionisti possono finire per finanziare notizie false e discorsi di incitamento all’odio.

Nel contempo testate giornalistiche che raccontano i fatti reali vengono declassate, bannate, minacciate di cancellazione account, ecc.

Le piattaforme dei social sono molto pericolose per e giovani, spesso attratti da false informazioni che, per la loro scarsa conoscenza, rischiano nel imbattersi in truffatori ben preparati.

Quanto sopra non importa quasi nulla agli inserzionisti che cercano soltanto di fare profitto, pertanto se avviene un suicidio in diretta poco importa.

La disinformazione e’ una piaga da debellare: mira a confondere, paralizzare e polarizzare la società in generale per scopi politici, militari o commerciali attraverso campagne orchestrate per diffondere strategicamente contenuti mediatici ingannevoli o manipolativi.

Sui social media, gli strumenti di disinformazione includono bot, deep , fake e teorie varie.

Le piattaforme dei social media non sono state progettate per trasmettere informazioni, ma per l’intrattenimento. Sono stati progettati per identificare cose come i video di gatti più divertenti e poi consigliarli alle persone che li condividerebbero.

Tuttavia, i ricercatori di marketing hanno scoperto che i contenuti che evocano forti emozioni positive come lo stupore, o emozioni negative come la rabbia e l’ansia, hanno maggiori probabilità di diventare virali.

Le piattaforme ne hanno preso atto e lo hanno integrato nei loro modelli di business. Un cancro da sostenere o bloccare ? A voi la scelta.

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