I costi sulle materie prime incidono nei prezzi al consumatore delle bici sportive

Quello che andiamo a scrivere probabilmente potrà essere letto in una chiave di lettura differente da chi ha la tasca piena di soldi a differenza di molti che fanno un pò fatica, ma nella realtà dei fatti entrambi convergono nelle interviste da noi svolte che le aziende stanno speculando sulla vendita delle bici con montaggi costosi appositamente realizzate con il proposito di raccogliere il più possibile e reintegrare i costi sulle materie prime.

Partiamo dal fatto che prima della pandemia le bici per esempio quelle da strada avevano un range che partiva da costi più bassi sino a quelli alti; la cannondale aveva il top di gamma che era sui 14/15 mila euro, poi una intermedia sui 12/13mila ed a scendere sino anche a 700 Euro. Oggi non è più così, ma fra tanti marchi, l’azienda americana applica degli sconti, pur se i montaggi su alcune bici hanno un costo ancora alto rispetto al prima della pandemia.

Dopo la pandemia le aziende, escluse alcune che si sono rese conto che pompare significa drogare il mercato di prodotti la cui svalutazione è identica ad altre meno costose che comunque soddisfano l’utente finale che va in bici per divertimento (mercato più elevato dell’agonismo), stiamo assistendo ad una situazione alquanto assurda anche se c’è chi continua a macinare giustificazioni una dietro l’altra (pandemia, guerra, , ecc.).

Ad esempio ci sono aziende italiane che nel loro catalogo difficilmente hanno prodotti che partono da 2/3000 euro, mentre è più facile partire da 6/7000 euro con montaggi anche scarsi oppure costi ancora più elevati e montaggi obbligatori come copertoni da 25 e gruppi elettronici.

Vi sono infatti bici italiane in cui la bici viene allestita soltanto con il gruppo elettronico X o Y, pertanto se la vuoi acquistare devi sborsare minimo dagli 8000,00 Euro in sù e si parla ad esempio di Shimano Ultegra od l’ETape dello Sram.

Questi marchi, a detta di operatori del settore intervistati, probabilmente avevano già questi gruppi elettronici nei magazzini quindi devono smaltirli, ma nel contempo hanno visto che c’è chi le compra e, quindi, montano anche gruppi elettronici di ultima generazione.

Altresì troviamo aziende che si inventano colori stravaganti di artisti moderni nipponici, altre applicano sui telai (ovviamente Limited Edition) uno strato talmente invisibile dell’oro applicato sul telaio che si potrebbe far prima ad andare da un orefice e comprarsi qualcosa che effettivamente mantiene il valore nel tempo, ma alla fine è soltanto marketing.

La sostanza è che psicologicamente c’è chi apre il portafoglio a mantice e acquista il prodotto pensando di aver fatto l’affare…poveri illusi!

Questi sono coloro affamati della novità sul mercato che, bontà loro, giustamente fanno felici le aziende e rimpinguano le tasche dei loro marketing manager i quali sanno quanti spendono senza pensare poi che puoi acquistare una bici da 16mila Euro o di più, ovviamente da pedalare…e nel contempo stare attenti ad una rapina a mano armata quando si va a giro con codeste bici.

In qualsiasi caso da recente, oltre alle bici di qualche anno fa, si notano anche quelle da 14/15mila euro, spesso ideate per i professionisti e non certo per i ciclisti amatori che gareggiano in gare appunto amatoriali.

I ciclisti amatori sono il grasso che cola nell’economia delle aziende le quali sanno perfettamente quanto vale effettivamente il loro prodotto, ma diverse di loro si guardano dal fare ribassi e limare i prezzi.

Ovviamente, come già scritto sopra, ci sono aziende che, avendo riscontrato un calo di fatturato, hanno iniziato ad abbassare i costi, se pur il valore effettivo, rispetto al montaggio di gruppi e accessori sulla bici è sempre alto.

Queste aziende, prima o poi, sono destinate a chiudere i battenti, come i negozi, poiché puoi prendere per il deretano XX ciclisti, ma poi, finiti quelli che ti comprano a 20mila, quelli a 10mila…il resto non ti compra a 8mila…sapendo perfettamente che quella bici vale effettivamente 3/4mila…salvo essere dei sostenitori cojotes di quel marchio K o Z.

In pratica sino a quando ci saranno questi appassionati cojotes che vanno dietro alla moda del momento, in cui si arriva ad acquistare scarpe da anche da 1000 euro ed oltre, perché firmate dal corridore X o Y od aventi l’ultimo aggeggio inserito, le aziende potranno continuare a gongolare…

Il problema sarà quando, finita la pacchia del grasso che cola, le aziende faticheranno a far scendere questi costi elevati per evitare di passare da veri truffatori, quindi si inventeranno qualche trovata di marketing per cercare di continuare nel rifilare bici il cui valore è almeno il 50% in meno di ciò che vendono attualmente al consumatore.

Quanto sopra, peraltro, a detta di alcuni onesti operatori del settore – in forma anonima – i quali ritengono ovviamente che si, in effetti, i costi delle materie prime ci sono, ma di certo se vuoi fare la cresta continui a proporre prodotti costosi sino a quando non c’è più alcuno li compra. A quel punto, passato il metro e la mala misura, indietro non si torna. Vai avanti con allestimenti costosi sapendo che il ben godi è finito, salvo le sacche di peones cojotes che, però non fanno fatturato tale da mantenere in piedi aziende da diversi dipendenti.

Da ricordare che, ad esempio, i telai di quasi la gran parte delle aziende ciclistiche vengono prodotti e montati in Thailandia. Vi siete mai chiesti se gli operai vengono pagati con un salario adeguato al costo della vita o se sono sfruttati ?

L’analisi dei costi porta a considerare che una bici da 8 mila euro con un allestimento obbligatorio del gruppo elettronico come lo Shimano Ultegra, quando esce dal negozio ha un deprezzamento immediato sul costo dell’IVA, quindi si ha già un prodotto che vale meno di quello acquistato, ma soprattutto del suo vero valore di mercato che dovrebbe essere almeno del 40/50% in meno.

Quando poi si va a rivenderlo, anche se è trascorso pochi mesi o più, non esiste un mercato regolarizzato, piuttosto un calcolo empirico in cui se trovi il negoziante truffaldino puoi vederti la bici deprezzata oppure se trovi quello onesto hai un valore effettivo della tua bici.

Il tentativo del consueto fai-da-te, cioè la vendita privata si scontra poi su chi vorrebbe acquistare al meno possibile, pertanto se ti va bene riesci a riprendere il 40/50% in meno di quello che hai acquistato ed è, stanne certo, grasso che cola, riuscire ad avere 3/4000mila euro, salvo al ribasso sui 1500/1900 Euro come fanno una gran parte dei negozianti da noi intervistati.

Le incognite pertanto sono diverse nel mercato della bicicletta, sia esso da che da , divertimento compreso, quindi se un’azienda alza di parecchio i suoi costi e li giustifica con gestione, aumento trasporto, approvvigionamento componentistica (c’è chi ha dichiarato che per chiudere le consegne ha acquistato in aftermarket la componentistica mancante), e tutti gli extra (sponsorizzazioni di amici e conoscenti compresi), i precedenti protocolli anti covid per l’ambiente di e le maestranze, l’assorbimento di tutto questo lo paga l’utente finale, cioè il consumatore, ovvero il cicloturista e non di certo l’agonista.

Di seguito il costo delle materie prime, il cui grafico riportato è grazie a it.investing, per far capire la situazione attuale.

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