Il reale impatto del programma Erasmus sugli studenti universitari

Nello Spazio europeo dell’istruzione superiore, la mobilità orizzontale ha prevalso da quando il Processo di Bologna ha istituito programmi di studio uniformi in cui gli studenti possono apprendere a parità di condizioni.

A seconda della durata del soggiorno all’estero, sono previste due tipologie di mobilità: mobilità per titoli e per crediti.

La mobilità dei titoli è una “mobilità di lunga durata degli studenti finalizzata al completamento di un intero corso di studi e al conseguimento di un titolo di studio all’estero”, inclusa la partecipazione a un corso di laurea congiunto.

La mobilità per crediti è “l’iscrizione temporanea all’estero con l’obiettivo di proseguire gli studi, terminandoli però nel Paese di origine”.

Un’altra distinzione è la direzione della mobilità in entrata da “il paese verso cui si sposta lo studente” , mentre la mobilità in uscita è “il paese da cui si sposta lo studente”.

Nella più recente guida al programma Erasmus+ , il termine “mobilità per l’apprendimento” copre la mobilità di una varietà di attori (studenti, personale, associazioni, volontari, giovani lavoratori e giovani) a fini di apprendimento.

L’ enorme diffusione del Programma Erasmus però ha anche risvolti negativi, infatti sono pochi gli studi empirici sulla capacità degli studenti di identificare e vivere le differenze culturali. Pochi o nessuno studio affronta le capacità degli studenti di apprendere, interiorizzare e fare appello alle competenze interculturali nelle loro vite.

La maggior parte dei programmi di studio all’estero cerca di raggiungere molteplici obiettivi, tra cui competenze accademiche (ad esempio, competenze linguistiche), sviluppo professionale (ad esempio, senso di responsabilità), sviluppo personale (ad esempio, flessibilità) e competenza interculturale (ad esempio, diminuzione etnocentrismo).

L’esposizione alle differenze culturali durante gli studi all’estero non aumenta automaticamente la comprensione interculturale, a meno che i processi di riflessione degli studenti non siano esplicitamente incoraggiati dalle istituzioni prima della partenza e prima del ritorno dall’esperienza di mobilità.

Il movimento delle persone tra i paesi, la ristrutturazione e l’ordine socioeconomico richiedono tutte trasformazioni di cittadini responsabili, sensibili alle differenze culturali e consapevoli della sfera internazionale. Attualmente questo però è complesso.

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