Il tappo di sughero delle bottiglie di champagne

Il tappo di sughero delle bottiglie di champagne è caratteristico per la forma a fungo che assume dopo la stappatura. In effetti il tappo non ha quella forma al momento dell’imbottigliamento, ma è cilindrico, di diametro decisamente maggiore di quello del collo della bottiglia in cui deve essere inserito.

Affinché possa entrare (per circa la metà della sua lunghezza originaria) è necessario che sia compresso radialmente con forza tramite un’apposita attrezzatura (pressa), e immediatamente dopo, la parte di esso rimasta fuori della bottiglia deve essere “gabbiettata”, cioè compressa assialmente per essere assestata sul “raso bocca” della bottiglia talché si possa instaurare il cosiddetto “effetto tappo corona” (è una sorta di “ribaditura” della testa).

L’insieme di queste due compressioni che il tappo subisce, dapprima quella radiale (introduzione in bottiglia) e, di seguito quella assiale (gabbiettatura), agendo in sinergia, consentono al tappo, sottoposto alla pressione dell’anidride carbonica presente nella bottiglia, di contrastare efficacemente la fuoriuscita di questo gas.

Col tempo il tappo perde gradualmente la sua elasticità naturale, e la parte situata più vicina all’imboccatura della bottiglia si degraderà più velocemente di quella situata più in basso, costringendo il tappo ad assumere la forma che si conosce.

Il tappo è formato da due parti ben distinte, le cui differenze sono facilmente individuabili anche a occhio nudo:

La “testa”, costituita da un agglomerato di pezzetti di sughero di alta qualità (utilizzato per questa parte del tappo per ragioni economiche, ma anche per motivi tecnici). Questa parte non è a contatto con il e costituisce la totalità della parte superiore al “raso bocca” della bottiglia. Una parte del “corpo” (9–12 mm) viene introdotta nel “collo” della bottiglia.

Il “corpo”, che è costituito (in genere) da due rondelle di sughero massiccio incollate una sull’altra alla base del “corpo”; si tratta della parte che entra nel “collo” della bottiglia ed è esposta al contatto con il vino.

Una volta assemblati, levigati e rifiniti, i tappi vengono selezionati, in alcuni casi, trattati in superficie con (paraffina), ma in ogni caso, devono essere lubrificati con prodotti adatti al fine di rendere possibile la loro introduzione in bottiglia, migliorare la loro tenuta e agevolare la loro futura estrazione.

Sulla testa del tappo viene poggiata una placchetta in alluminio (con impressa solitamente la marca dello champagne), chiamata capsula, e il tutto viene chiuso con una gabbietta di fil di ferro, chiamata muselet che ha la funzione principale di trattenere il tappo che, spinto dalla pressione sviluppata dall’anidride carbonica interna alla bottiglia, tenderebbe a essere espulso dalla bottiglia stessa. Le placchette sono diventate oggetto di collezionismo.

Infine, il tutto è avvolto da un involucro di alluminio, a mo’ di sigillatura, chiamato “capsulone” che è quello che si apre e strappa prima di stappare la bottiglia.

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