[Servizio giornalistico] Andrea Campanini Bonomi

I signori del private equity italiani sono molto pochi, fra questi c’è Andrea Campanini Bonomi il 25 marzo 1965 a New York, esordi nella finanza alla Lazard. Egli compra aziende in un’epoca in cui molte grandi imprese passano in mani estere. Invece Bonomi investe con i fondi della sua società di gestione Investindustrial.

Oggi controlla fabbriche chimiche (Polynt-Reichhold), il design di B&B Italia e soprattutto, con altri investitori, il colosso Snaitech, che domina il settore del gioco d’azzardo legale, con superenalotto, scommesse ippiche, 40 mila new slot e la proprietà dell’ippodromo di San Siro.

Bonomi dice che è colpa soprattutto di un sistema bancario debole e polverizzato, esse, le banche italiane, sono ben conosciute avendo anche provato a comprarne una, presiedendola per molti mesi, cioè la Banca popolare di Milano.

Anzi due, perché era pronto con un’offerta su Banca Carige, poi sfumata. “ Le banche italiane sono state meno colpite di molte altre, in Europa”, spiega Bonomi, “ ma il loro futuro come imprese appare meno sicuro di quello delle concorrenti di altri paesi europei. E questo indebolisce tutto il mercato. I grandi investitori finanziari stranieri sono naturalmente contenti di poter comprare a prezzi bassi, le banche come le aziende italiane in difficoltà finanziare ma industrialmente sane. Eppure…”

In cima all’intero gruppo Bonomi c’è una società lussemburghese, BI-Invest Holding SA. Le autorità italiane, dall’Antitrust ai Monopoli di Stato, hanno ricostruito la catena di controllo del gruppo risalendo fino alla stessa holding e fermandosi lì. I Paradise Papers ora rivelano che sopra la lussemburghese ci sono tre strutture: si chiamano The George Trust, The Budda Trust, The 1987 Settlement Trust e hanno sede nell’isola di Jersey.

I tre trust risultano costituiti da Carlo Campanini Bonomi, padre di Andrea, proprio nel 1987. I beneficiari sono i nipoti, oggi saliti a otto, alcuni minorenni, che vivono tra Spagna, e Gran Bretagna. I trust controllano la cassaforte lussemburghese attraverso altre società: Grovesnor Street Holdings Sa, De Combinatae NV, Zafrikidis Oil & Ship Ltd. Finora s’ignorava l’importanza e la stessa esistenza di queste strutture societarie riservate. La legge sul gioco legale impone ai concessionari di dichiarare «tutti i soggetti controllanti».

Andrea Bonomi premette di essere «solo cittadino americano e svizzero», per cui non ha obblighi fiscali in Italia. Conferma che i trust e le società collegate controllano la holding lussemburghese, «ora denominata Investindustrial Sa». Precisa che il padre scelse Jersey «quando si ritirò a Londra dopo la scalata ostile del 1985 alla sua BI-Invest». E dice che «non vi è alcuna ragione fiscale nella istituzione dei trust», che «sono vigilati dalle autorità di Jersey». Infine assicura che la società elvetica Ifimi ha pagato le tasse in Svizzera. Tutto in regola, tutto legale.

È una strategia che funziona bene fin dal 1990, anno di fondazione di Investindustrial, creando valore per i suoi investitori e per le aziende in cui investe. Anche perché la cabina di regia costruita da Bonomi opera con cento professionisti direttamente in sei paesi: Stati Uniti, , Svizzera, Spagna, Gran Bretagna, Lussemburgo e naturalmente Italia.

Il valore totale delle partecipazioni oggi in portafoglio è di oltre 5 miliardi di dollari, con un fatturato anche superiore e un organico complessivo di oltre 32mila persone.

Investindustrial ha appena concluso il funding, cioè la raccolta di capitali da investire, del suo sesto fondo, totalizzando 2 miliardi di sottoscrizioni e un terzo miliardo di risorse disponibili, pronte ad essere concentrare su altre prede. Ma la crescita di Andrea Bonomi e la sua sfida non possono essere capite né immaginate se non si ritorna alle premesse che le spiegano, e che si ritrovano nel nome dell’impresa: Invest compare oggi in Investindustrial come un tempo in Bi-Invest, la finanziaria con cui Carlo Bonomi, padre di Andrea, controllava nel 1985 un gruppo ricco di partecipazioni prestigiose, fra cui la compagnia d’assicurazioni Fondiaria.

La scalata alla Bi-Invest, lanciata da Francesco Micheli e coronata dalla Montedison di Mario Schimberni, rappresentò una svolta nella storia della finanza italiana. Ma fu anche un trauma.

Il padre di Andrea Bonomi, Carlo, accreditato nei salotti buoni di Mediobanca e della Fiat, e la nonna Anna Bonomi Bolchini, all’epoca ancora combattiva e presente, tentarono sulle prime una difesa antiopa, ma alla fine cedettero alla Montedison un impero da 900 miliardi di lire dell’epoca, che venne pagato circa la metà. Un grande affare per gli scalatori, meno per gli scalati.

Si può ben dire che Andrea, con la sua Industrialivest, fondata quattro anni dopo quei fatti, quando lui ne aveva 35, si è rifatto con gli interessi, che ha ben capitalizzato nella fortuna di famiglia.

Probabilmente è riuscito, per natura, o per scelta, o per entrambe le ragioni, a sintetizzare nella sua attività le caratteristiche della nonna e del padre, aggressiva, veloce e determinata la prima, colto e analitico il secondo.

Di qui il suo metodo, che è l’opposto di quello dei cosiddetti fondi locusta, criticati perché solo speculativi, raccontati dal regista Oliver Stone nel celebre Wall Street.

I fondi di Investindustrial comprano invece per restare anni e far crescere il valore industriale.

Nel frattempo, in barba a chi lo vuole inchiodare al muro, investe ancora in Italia; lo ha fatto con Artsasa e Valtur, due grandi marchi attivi in settori diversi.

Artsana fattura 1 miliardo e mezzo di euro, con un 10% di ebitda e marchi come Chicco, Pic Solution, Lycia e Control; la famiglia imprenditrice, Catelli, ha ceduto il 60% a Bonomi conservando il 40% e sia il presidente Michele Catelli sia l’amministratore delegato Claudio De Conto sono stati confermati negli incarichi.

Valtur è nel carniere di Investindustrial. “L’acquisizione di Valtur rappresenta il primo passo di un progetto per creare un gruppo turistico attivo nella gestione di resort leader nell’area del Mediterraneo”, spiegano i collaboratori di Bonomi. Si aggiungono al palmares di strutture Valtur tre resort già gestiti. Ostuni in Puglia, Pila in Valle d’Aosta e Marilleva in Trentino, e il Tanka Village, in Sardegna, “superando il milione e mezzo di pernottamenti annui”. “Il turismo è settore strategico per la crescita dell’Italia che merita grande attenzione”, è convinto Bonomi.

“Oggi l’offerta in Italia è ancora troppo frammentata per poter attrarre e gestire l’aumento del flusso turistico internazionale. Valtur è protagonista di un processo di consolidamento che interessa non solo l’Italia, ma più in generale il sud Europa”. Perché la strategia di Investindustrial è sempre glocal: conoscenza dei singoli mercati in cui operano le aziende da comprare e proiezione del loro business a livello mondiale.

Scegliendo i settori trainanti, dal turismo al lusso, dalla chimica al design, e i mercati migliori.

La storia delle aziende rivendute da Bonomi dopo averle avute in portafoglio lo dimostra: Ducati, ripescata da una crisi, rilanciata e rivenduta dopo sei anni all’Audi; Gardaland, che durante la proprietà Investindustrial investì 50 milioni di euro in nuove attrazioni; Permasteelisa (rivestimenti speciali per l’edilizia), acquistata per 600 milioni dal colosso giapponese del settore Js; e molte altre.

“Agiamo in un’ottica assolutamente industriale”, insiste Bonomi, “per esempio non usiamo la leva del debito, se non in misura molto contenuta rispetto agli standard di mercato, non oltre 3,5 volte l’ebitda”.

Così è stato per Flos, uno dei grandi marchi del design italiano famoso nel mondo, che ha impiegato le risorse incassate da Investindustrial per finanziare una serie di acquisizioni.

E lo farà Sergio Rossi, grande brand calzaturiero entrato da poco nella scuderia Investindustrial, che l’ha ricomprato dal colosso francese della moda Kering del magnate francese Franҫois Pinault.

Bonomi ama la creatività e la fantasia italiane, ma è a capo di un gruppo globale, che ha portato anche e percentualmente soprattutto fuori dall’Italia il meglio del paese.

LA RETE DI PARTECIPAZIONI INVESTINDUSTRIAL (WORK in PROGRESS)

Artsana Dal 2016. Ricavi 1,42 miliardi. Prodotti di cura del bambino, anzitutto con il marchio Chicco, e dell’area healt&beauty, con i brand Pic e Licya.

Aston Martin dal 2012. Fatturato 700 milioni. Auto di lusso esclusive, iconiche (la guida James Bond). Ha una con Daimler Ag.

B&B dal 2015. Fatturato 162 milioni. Mobili di fascia alta, disegnati da nomi famosi come Antonio Citterio, Patricia Urquiola, Naoto Fukasawa.

Flos dal 2014. Fatturato 188 milioni. Leader nelle lampade d’arredamento, con pezzi al Moma di New York. Tra i designer, i fratelli Castiglioni, Philippe Stark e Antonio Citterio.

Goldcar dal 2014. Fatturato 237 milioni. Noleggio auto, con forti quote di mercato in Spagna, Italia, Portogallo, Malta, Sede ad Alicante, flotta di 32mila veicoli.

Perfume Holding dal 2007. Fatturato 85 milioni. Produce in licenza i marchi Ferrari, La Perla, Iceberg, Liu Jo, Grigio Perla, Galliano, Ducati, Sergio Tacchini. Possiede i brand Atkinsons e I Coloniali.

Polynt dal 2008. Fatturato 1,33 miliardi. Produzione semilavorati e polimeri per costruzioni, elettricità, elettronica, trasporti, casa; 13 fabbriche (5 in Italia, 4 in USA e 1 in Cina).

Snai dal 2011. Fatturato 737 milioni. Società quotata, conta oltre 2.300 sale scommesse e molte migliaia di gaming machine.

Sergio Rossi dal 2015. Fatturato 80 milioni. Marchio del lusso con 82 punti vendita (50 in proprietà), una fabbrica nell’area di Rimini.

Stroili oro dal 2006. Fatturato 215 milioni. Azienda di gioielleria a prezzo accessibile, distribuita in Italia, , Spagna, , Russia e Medio Oriente e sui voli.

Tsc dal 2010. Fatturato 120 milioni. Servizio di ambulanza (850 veicoli) per conto terzi: ha convenzioni con le regioni spagnole e il servizio sanitario britannico.

Valtur e PortAventura dal 2016. Fatturato 100 milioni. Prima ad aprire villaggi all inclusive, nel 2016 sforò i 1,5 milioni di ospiti. PortAventura, fatturato 194 milioni, è tra i maggiori parchi a tema d’europa.

Nel Gennaio del 2019 una filiale di investimento di Investindustrial VI LP (“Investindustrial”) ha stipulato un accordo definitivo per acquisire Jupiter Holding I Corp. (“Jacuzzi Brands” o “la Società”), titolare di numerosi marchi di spa e prodotti da bagno, tra cui Jacuzzi®.

LE PARTECIPAZIONI RIVENDUTE DA BONOMI

Aeb Group (additivi alimentari), Applus (apparecchi di controllo), Avincis (servizio elicotteri), Bpm (banca), Castaldi (illuminazione), Contenur (cassonetti), Ducati (moto), Euskaltel (tic e cavi) Eutelsat (satelliti), Gardaland (parco a tema), Gruppo Care (case riposo), Gruppo Coin (grandi magazzini), Italmach Chemicals (chimica), Johnson Radley (impianti per vetro), Karrimor (abbigliamento outdoor), Logic Control (software), Mountain Warehouse (abbigliamento), Panda Security (informatica), Permasteelisa (edilizia), Recoletos (editoria), Rts(automazione), Ruffino (vini), Sirti Group (tlc), Svenson (dermatologia), Zero9 (consulenza).

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Investindustrial Vi LP

Investindustrial Vi LP è un fondo di private equity gestito da Investindustrial Advisors Limited e ha attività per circa $ 197,2 milioni. L’investimento minimo attuale per Investindustrial Vi LP è di $ 22417800. Il 10 percento del fondo è di proprietà di un fondo di fondi. Il management possiede il 10 percento del fondo.

Investindustrial Vi LP Panoramica

Tipo di fondo: private equity Investindustrial Vi LP è un fondo di private equity

ID del fondo privato: 805-4075731431 Investindustrial Vi LP ha un ID di fondo privato di 805-4075731431

Gestore: Investindustrial Advisors Limited (Crd # 163406)

Luogo registrato: Regno Unito

Totale attivo: $ 197,2 milioni

Investimento minimo: $ 22417800

Fondi privati ​​gestiti da Investindustrial Advisors Limited (5): Investindustrial Iii Build Up Lp , Investindustrial Iii Lp , Investindustrial Iv Lp , Investindustrial V Lp , Investindustrial Vi Lp

Investindustrial Vi LP Dettagli
Consigliere: No Investindustrial Vi LP è un consulente

Altri consulenti per gli investimenti: No altri consulenti per gli investimenti

Sollecitato: No Investindustrial Vi LP sollecita investimenti?

Affidati all’esenzione Reg D. Sì Investindustrial Vi LP ha un’esenzione Reg D?

Revisionato: Sì Investindustrial Vi LP depila i bilanci certificati?

Master Fund: Sì Investindustrial Vi LP è un fondo master?

Fondo di alimentazione: n Investindustrial Vi LP è un fondo feeder

GAAP: Sì Investindustrial Vi LP utilizza GAAP?

Proprietari benefici: ha 84 proprietari effettivi.

Proprietà della direzione: 10%

Fondo di proprietà del fondo: 14%

Proprietà non statunitense: 62% Proprietà non statunitense in Investindustrial Vi LP

Revisore (i): KPMG LLP

Amministratore (i): Intertrust Corporate Services (Uk) Limited

Fonte dati: Perfumeholding.com

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Persone chiave

• Andrea Bonomi , amministratore delegato, ha fondato Investindustrial nel 1990. Precedentemente, Bonomi ha trascorso cinque anni lavorando nel gruppo di investimento della sua famiglia, BI Invest. Ha iniziato la sua carriera come investment banker presso Lazard.

• Carl Nauckhoff , senior principal, è entrato in Investindustrial nel 2009 da Garrison Investment Group, dove era amministratore delegato. Precedentemente, è stato partner di MVision Private Equity Advisory dal 2002-2007, e tra il 2000-2002 ha lavorato come analista presso Lehman Brothers, concentrandosi su fusioni e acquisizioni.

• Michael Karangelen , CEO della consociata statunitense dell’azienda, è entrato a far parte della sede di New York di Investindustrial da TowerBrook Capital Partners, dove ha lavorato come amministratore delegato dal 2006-2016. In precedenza, è stato partner di Brera Capital Partners dal 1999.

Fonte: unquote.com
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Fonti
Capital
Wikipedia.org
Perfumeholding.com
Espresso.repubblica.it
Rotors.Eliweb.ch
Easymonitoring.ch
moneyhouse.ch
Privatefundata.com

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