Il Vino nella Bibbia, fra tradizione e ritualita’

Nel 4° secolo la celebrazione eucaristica aveva assunto le linee essenziali della messa futura, con le letture, il bacio fraterno, la recita del Padre nostro.

Cirillo, vescovo di Gerusalemme, così descriveva la comunione come si attuava verso il 352:

I fedeli andavano all’altare porgendo la mano destra al di sopra della sinistra «quasi fosse un trono», e il celebrante vi deponeva un pezzo di pane, sul quale era stato pronunciato il ringraziamento.

Il comunicando doveva stare attento a non perderne nemmeno la più piccola parte: «Dimmi un po’ se uno ti desse della polvere d’oro, non la custodiresti con la massima cautela, stando attento di non perderne nulla, per non subirne danno?»

Del se ne beveva un sorso, stando in atto di adorazione.

Le donne anziché porgere la mano nuda, la ricoprivano con un panno di lino (Cirillo di Gerusalemme, Catech. Myst. 5, 21 s SC 126, pp. 170-172).

Per mostrare in modo visibile l’unità della « chiesa locale », in molte città si celebrava nelle feste una sola Eucaristia, compiuta dal vescovo circondato dai suoi presbiteri, anche se non tutti i fedeli potevano prendervi parte.

Così, ad esempio, a Milano solo 5000 persone potevano trovare posto nella basilica di S. Ambrogio, mentre tutti gli altri fedeli, circa 30.000, restavano senza il sacrificio eucaristico.

Il vino coinvolge un mix di attività e pensiero umani, dalla cultura a quella religiosa, pur essendo un importante commercio economico.

Le prime testimonianze della viticoltura risalgono ai secoli 6000-5800 a.C. nel Caucaso meridionale, in Georgia.

San Paolo raccomanda a Timoteo di non bere solo acqua ma anche un po’ di vino per lenire i suoi disturbi allo stomaco (1Tm 5,23).

Nel mondo antico il vino era una bevanda alternativa all’acqua contaminata, mescolato con miele e spezie per attenuarne sapore e gradazione alcolica.

Nella Bibbia, il vino bevuto a dismisura provoca l’ebbrezza di Noè e di Lot (Gen 9,20; 19,35) e si rivela fatale a Oloferne, ucciso nel sonno da Giuditta (Gdt 12-13).

L’ambivalenza del vino è descritta in Siracide 31, dove il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura, mentre le conseguenza nefaste del bere eccessivo sono descritte nei Proverbi 23,19-21 e in Efesini 5,18.

Il vino per Gesù Cristo è la vita stessa, è la nuova alleanza nel suo sangue, versato per noi (Lc 22,7-20).

A Cana Gesù trasformò l’acqua in vino. Durante l’Ultima Cena, il vino divenne la base della nuova Alleanza.

Plinio, riportando le parole di Androcide ad Alessandro: “Vinum poturus, rex, memento bibere te sanguinem terrae… neque viribus corporis utilius aliud neque voluptatibus perniciosius”, cioè al tempo stesso “di nessun altro [alimento] più utile alle forze del corpo e più pernicioso nelle voluttà”.

Nella simbologia antica, la vite è emblema di vita ed il vino del sangue. Dopo il diluvio, Noè riprende a coltivare la terra e per prima pianta una vigna (Gen 9,20).

Papa Francesco, spiegando il significato delle nozze di Cana agli sposi novelli lo ha ribadito: “A un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata. Immaginate di finire la festa bevendo tè. Non va! Senza vino non c’è festa!” (Ai fidanzati che si preparano al , 14 febbraio 2014).

Il vino appare costantemente insieme al pane. Melchisedec, re di Salem e sacerdote del altissimo, accoglie Abramo offrendogli pane e vino, prefigurando il gesto eucaristico di Cristo (Gen 14,18).

Nel mondo cristiano il primo è il della vita eterna, il secondo calice della salvezza. A questi alimenti sacri si unisce l’olio.

Pane, vino e olio rappresentano la cultura mediterranea, che sono gli elementi della liturgia cristiana.

Il Salmo 104,15 dice: Vino che allieta il cuore dell’uomo, l’olio che fa brillare il suo volto ed il pane che sostiene il suo cuore.

Papa Francesco disse in una omelia: Le nozze di Cana sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di Gesù: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale. A Cana i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare!”. (Udienza generale, 8 giugno 2016).

Le Opere di misericordia sono richieste direttamente da Gesù nel Vangelo di Matteo (25) e seguite fedelmente dalle confraternite.

Provvedere al cibo rimane una preoccupazione primaria ed essa è, infatti, iscritta tra le opere e i miracoli più ricorrenti dei santi che ora sono frati degli Ordini mendicanti o laici di ceto modesto o medio.

Papa Francesco, piemontese di origine, il cui nonno coltivava un vigneto di Grignolino nell’astigiano, ricorre spesso a metafore legate al vino, ad esempio, per sottolineare l’importanza degli anziani.

Il duplice valore del vino come simbolo di sacralità e come analogo del sangue sacrificale si ritrovano nel modo più esplicito nel Cristianesimo nella transustanziazione del vino offerto sull’altare nel Sangue del Cristo al momento della consacrazione.

Trattare di questo argomento in un articolo non è possibile, per cui qui ci preme ricordare solo come nella seconda metà del XII secolo vi sia stata una disputa lunga ma molto significativa tra papa Innocenzo III (Lotario di Segni) e il teologo Pietro Cantore circa il momento preciso della transustanziazione.

Per coloro volessero addentrarsi nella scelta attuale dei vini e del cibo, consigliamo la lettura della rivista digitale winefoodlovers.it

Quanto sopra è stato redatto grazie alle seguenti fonti, vaticanews, ariannaeditrice, millevigne, di cristo di padova.

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