EFSA sulla tiamina (vitamina B1), Alimentazione: Quantitativi di riferimento

L’EFSA ha stabilito i quantitativi di riferimento nell’alimentazione per la tiamina (vitamina B1), nel contesto…

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noci americane

L’EFSA ha stabilito i quantitativi di riferimento nell’alimentazione per la tiamina (vitamina B1), nel contesto di un sistematico riesame dei precedenti pareri scientifici sull’assunzione di nutrienti.

La tiamina è una vitamina idrosolubile che svolge un ruolo importante nel mantenere il sistema nervoso e quello cardiovascolare in buona salute.

Il gruppo di esperti scientifici sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie (NDA) conferma l’assunzione di riferimento per la popolazione (PRI) di 0,1 mg per megajoule del fabbisogno energetico per tutte le fasce della popolazione di età superiore a 7 mesi.

Il gruppo di esperti ritiene che, in assenza di nuovi dati scientifici, il valore originario stabilito nel 1993 dal Comitato scientifico dell’alimentazione umana non richieda variazioni.

La carenza di tiamina può causare il beriberi, una malattia che colpisce il sistema neurologico e quello cardiovascolare, con sintomi quali estremo affaticamento, amnesia, scarsa coordinazione e perdita di peso. Tra le fonti alimentari di tiamina ci sono i cereali integrali, i legumi, la carne rossa, il pesce, i semi e le noci.

Alla fine del 2016 i portatori di interesse hanno fornito all’EFSA commenti e riscontri sul parere scientifico in bozza nel corso di una consultazione pubblica durata cinque settimane.

Dietary reference values for thiamin by EFSA

Note
La tiamina è poco immagazzinata nell’organismo e la sua mancanza nella porta a problemi metabolici, in particolare nel metabolismo dei carboidrati, visibile pochi giorni dopo, con un aumento plasmatico degli α-chetoacidi (acido piruvico e lattico) e un abbassamento dell’attività transchetolasica degli eritrociti (quest’ultimo parametro viene usato per valutare lo stato nutrizionale di tiamina).

La carenza cronica di tiamina provoca alterazioni del sistema nervoso e dell’apparato cardiovascolare, con evoluzione subacuta e potenzialmente fatale. L’incidenza di deficit di tiamina è stato notevolmente ridotto in seguito all’introduzione della fortificazione dei cereali, ma risulta ancora un notevole problema sanitario nelle popolazioni dell’Asia orientale facenti uso di riso brillato ed anche in soggetti suscettibili nei paesi sviluppati, come alcolisti, donne gravide, pazienti soggetti a malassorbimento, soggetti malnutriti.

Le manifestazioni cliniche del deficit di tiamina sono:

1) Insufficienza cardiaca con shock iperdinamico (beriberi umido).

2) Polineuropatia (beriberi secco): di tipo sensitivo motorio, motorio puro, oppure sensitivo puro, talora con un quadro di grave disequilibrio secondario ad atassia sensitiva.

3) Encefalopatia di Wernicke, caratterizzata da confusione mentale, oftalmoparesi, atassia cerebellare e psicosi di Korsakoff, la sua evoluzione cronica dementigena, caratterizzata da amnesia e confabulazione.

4) Neuropatia ottica.

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Bibliografia

Aldo Mariani Costantini, Carlo Cannella, Giovanni Tomassi. Fondamenti di Nutrizione Umana, Il Pensiero Scientifico Editore.
Sechi G, Serra A. Wernicke’s encephalopathy: new clinical settings and recent advances in diagnosis and management. Lancet Neurol. 2007;6:442-55.
Spinazzi M, Angelini C, Patrini C. Subacute sensory ataxia and optic neuropathy with thiamine deficiency. Nat Rev Neurol. 2010;6:288-93.

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